Vittorio Sgarbi è depresso per le dimissioni dal governo: «La politica dimentica. Meloni? Mai sentita»


Vittorio Sgarbi è depresso perché è uscito dal governo. E forse anche per l’inchiesta giudiziaria che ha provocato le sue dimissioni. Non certo per l’insuccesso alle elezioni europee, dove da candidato di Fratelli d’Italia non è riuscito a fare il pieno delle preferenze per Strasburgo. «La politica dimentica. Ritengo di aver subìto un’ingiustizia assoluta. Che mi è pesata moltissimo, e mi è stata riconosciuta da pochi», dice oggi ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. «Sabino Cassese ha scritto un bell’articolo sul Corriere in mia difesa. Pigi Battista ha fatto notare che tenere conferenze non è certo incompatibile con il lavoro al ministero della Cultura, anzi».
Vittorio Sgarbi e la solidarietà
E gli altri? «Niente». «Politicamente, nessuno» di Fratelli d’Italia gli ha mostrato solidarietà. E la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non l’ha «mai sentita in questi mesi». Così come gli esponenti del suo vecchio partito, Forza Italia. A quel punto, sostiene, si è manifestata la depressione. «Mi ha tolto i desideri. Non desideravo più nulla. Non avevo più voglia di vivere. E ho cominciato a rifiutare il cibo. Anche solo vederlo mi repelleva. Terribile». Poi è finito in ospedale, la prima volta a febbraio: «Ricordo Sabrina che guardava il festival di Sanremo accanto al mio letto, al Gemelli». L’hanno curato con i farmaci e la nutrizione forzata: «Le sacche, le flebo in vena. Ho scoperto che si dice “parenterale”. Ero molto debole, sono arrivato a pesare 59 chili. Adesso sono 71. Vede questi pantaloni? Non mi stavano su».
L’accusa e la difesa
Sgarbi è entrato e uscito dall’ospedale per un po’. Quest’estate se ne è andato a Viareggio in casa di amici. «Sabrina mi ha salvato la vita. Con il suo amore. E adesso la sposo». Così come sua sorella Elisabetta: «Mi è sempre stata vicina. Sempre. Mi portava in giro per i migliori ristoranti della Versilia, pur di farmi mangiare qualcosa. Ordinava tutti i piatti del menu, nella speranza che almeno uno mi ingolosisse». Ha rischiato di morire, dice. Ma non ha avuto paura. Gli è arrivata però l’eco di fuori: «Molti messaggi. Ho sentito che c’è gente che mi vuole bene. Luigi Manconi ha scritto un articolo che non mi aspettavo. Massimo Cacciari mi ha chiamato spesso. Come Alain Elkann e Antonio Gnoli. Geminello Alvi è venuto varie volte a trovarmi». E poi i politici: «La Russa e Fontana, i presidenti di Senato e Camera. Storace. Il ministro Giuli». E dell’opposizione «Franceschini, una mattina presto, quasi di soppiatto».
L’interdizione
Poi Sgarbi parla di sua figlia Evelina che ha chiesto la sua interdizione: «Incomprensibile. Non ho capito bene perché l’abbia fatto, e che cosa voglia. Il mio patrimonio? Certo, i quadri sono moltissimi. Cinquecento. Ma non sono più miei. Sono della Fondazione Cavallini-Sgarbi. Me ne sono spossessato. Sono vincolati all’Italia. Non possono lasciare il nostro Paese. Non possono essere venduti, se non in blocco: cosa che mi pare piuttosto difficile». L’altra figlia Alba lo ha difeso, il maschio (Carlo) si è astenuto. Ora sposerà Sabrina Colle a Venezia «nella chiesa della Madonna dell’Orto. Per i suoi splendidi quadri. Tintoretto. E un meraviglioso Cima da Conegliano: il Battesimo di Gesù». Ma è a San Giovanni in Bragora. «E certo! (qui, il lampo negli occhi). Alla Madonna dell’Orto c’è il San Giovanni Battista!».
Sabrina Colle
Infine, interviene la promessa sposa: «Vittorio sembra feroce, crudele; in realtà è un sentimentale. Lascia traccia. Le sue ex gli vogliono ancora bene, vogliono il suo bene, e hanno voluto bene a me. Mi sono sentita protetta. Poi certo ha avuto tante storie senza importanza, ma una quindicina d’anni fa lo vidi stranamente preso. Allora gli proposi di farmi da parte, in modo che potesse vivere liberamente il suo nuovo amore. Fu allora che mi propose per la prima volta di sposarmi. Mi sa che adesso ci siamo davvero».