I fan tremano all’annuncio di «una lunga pausa». Ma no, i Negramaro non si stanno sciogliendo

No, i Negramaro non si stanno sciogliendo. In tanti però negli ultimi due giorni hanno strabuzzato gli occhi leggendo le parole pubblicate sul profilo ufficiale in relazione all’annuncio delle date in programma per l’estate 2026: «Un’ultima occasione per vederci dal vivo prima di una lunga pausa».
Il tour si intitolerà Una storia semplice, che è un titolo che effettivamente ha un certo retrogusto di commiato, così come la descrizione che leggiamo sul comunicato stampa ufficiale della band: «Un tour speciale, pensato come un grande abbraccio collettivo: una scaletta imperdibile, un regalo ai fan che in questi vent’anni hanno seguito ogni tappa della loro storia, e un modo per ripercorrere insieme tutte le grandi hit che hanno reso inconfondibile il loro percorso».
In realtà, come rivelano fonti vicine alla band a Open, si tratterà, dopo l’estate, di una sacrosanta vacanza dopo un’annata particolarmente intensa, partita con la partecipazione al Festival di Sanremo 2024 e proseguita con la pubblicazione dell’album Free Love e il conseguenziale girotondo di live.
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Il precedente del 2017
Paura legittima quella dei fans, le band sono un’organismo musicale che, comprendendo più unità, fisiologicamente insomma, risultano sempre a portata di scioglimento, sull’orlo della separazione. Una paura dovuta al fatto che questo genere di crisi i Negramaro l’hanno già passata.
Era il 2017, Giuliano Sangiorgi e il tastierista Andrea Mariano, come raccontato dalla stessa voce della band senza mezzi termini e pubblicamente, «Per una somma di fastidi non raccontati e cattive abitudini alle quali ci eravamo assuefatti» si sono «mandati volgarmente a quel paese. Non avevamo più voglia di vederci, ascoltarci e per questo ho deciso di partire per New York, allontanarmi da tutto e tutti». Un evento, considerati non solo notorietà e successo ma anche il fatto che la storia dei Negramaro parte a inizio millennio in un vecchio casolare di campagna nel Salento, vicino a Copertino, provincia di Lecce, una masseria diroccata, affittata con pochi soldi, trasformata alla meglio in una sala prove e casa comune dove i sei membri della band vivevano.
Fortunatamente quella crisi dura solo un paio di mesi e si scioglie in un abbraccio e un pianto quando Sangiorgi scrive a New York La prima volta, che poi aprirà il disco dal titolo non casuale Amore che torni. Un anno dopo i lavori si fermano nuovamente, ma per un altro motivo, ben più serio, l’emorragia cerebrale che ha colpito Lele Spedicato, attorno al quale la band si riunisce ritrovando probabilmente anche quel forte senso di famiglia, da lì in poi mai più perso.
La strada di Sangiorgi
Lo scioglimento di una band quasi smette di fare notizia, soprattutto perché nella stragrande maggioranza dei casi al pubblico cambia pochino essendo la trama, più o meno, sempre la stessa: il frontman, di solito anche voce e penna del progetto, non trova più giuste motivazioni per tirare la carretta da solo, sobbarcandosi la maggiore esposizione e, di conseguenza, il maggiore stress.
Per salvarsi da questo destino serve necessariamente trovare un metodo di gestione affinché il progetto band sia sostenibile. C’è chi punta a mettere le cose in chiaro da subito, cosa che necessita che venga ufficialmente accertato che esiste un protagonista della storia, di solito il cantante, e dei coprotagonisti, la band e che, anche economicamente, ci sia una suddivisione chiara della torta. I Negramaro, causa gigantesco successo, causa essere diventati di gran lunga il più importante fenomeno italiano del primo decennio dei 2000, ci hanno messo un pochino a calibrare questa posizione di Sangiorgi.
Sangiorgi autore
Storica infatti in quegli anni l’imitazione di Checco Zalone a Zelig, quando nei panni del cantante dichiarava «Il successo che i Negramaro ho ottenuto» o «I dischi che i Negramaro ho venduto» o «Siamo rimasti il Giuliano di sempre». Poi la soluzione, trovata, a differenza di altre band italiane, nel lasciare il cantautore salentino liberissimo di esprimersi da solista, come autore, scrivendo per tutti i più importanti interpreti della musica italiana (compresi, tra gli altri, Andrea Bocelli, Mina, Adriano Celentano, Roberto Vecchioni, Elisa, Laura Pausini, Marco Mengoni, Gianni Morandi e Ornella Vanoni) o in featuring (ultima uscita proprio nel weekend appena chiuso con il rapper Gianni Bismark).
Chissà se questa pausa sarà quella giusta per Sangiorgi, 46 anni, per concedersi anche un disco solista, avventura finora mai affrontata. Quel che è certo al momento è che perlomeno fino al prossimo 8 settembre la band sarà regolarmente insieme sul palco, e così sarà anche in futuro.
