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Chi sono i big che stanno dicendo no a Sanremo e perché potrebbe essere una buona notizia

27 Novembre 2025 - 16:37 Gabriele Fazio
sanremo-2025-conti
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La verità è che Sanremo oggi e sempre più spesso dovrà fare i conti con il proprio immobilismo, con la pretesa di rimanere immutato

Secondo quanto scritto dal Messaggero nei giorni scorsi, sarebbero tanti e grossi i nomi di chi avrebbe sbattuto la porta in faccia a Carlo Conti in vista della prossima edizione del Festival di Sanremo. Noi di Open avevamo già smentito la partecipazione di Tiziano Ferro quando fu tirato in ballo poco prima dell’uscita del nuovo album (attenzione: la partecipazione, non la proposta), ma nella black list fornita dal quotidiano romano compaiono anche Annalisa, Carmen Consoli, Ernia, Anna, Angelina Mango. Per non parlare di chi, mai come quest’anno, ha pubblicamente annunciato che non ci sarebbe stato come Alfa, Baustelle, Fabrizio Moro, Sergio Cammariere, Enrico Ruggeri e chi invece si dice soltanto abbia fatto un passo indietro, come Emma, Noemi, Irama e Tananai.

Sia chiaro, il condizionale è d’obbligo, Sanremo è un meccanismo talmente gigantesco che è possibile che avvenga tutto e il contrario di tutto, che chi ieri ha detto no oggi si convinca, ma in linea di massima la situazione dovrebbe essere questa.

La musica cambia, Sanremo no

Il Messaggero parla di «Grande fuga» e, al netto di rotazioni che, come succede con i vini, condizionano le varie “annate”, le motivazioni potrebbero essere diverse. Cominciamo sfatando il mito, ormai decisamente ammuffito, della scusa «Non ho la canzone adatta», perché in un Festival che solo l’anno scorso ha proposto da Clara a Brunori SaS, da Fedez e Simone Cristicchi a Willie Peyote e Massimo Ranieri, passando per Tony Effe e Marcella Bella, non si capisce quale coerenza stilistica si dovrebbe rincorrere.

Più credibile chi ha dichiarato serenamente, in maniera più cruda o meno, che la verità è che Sanremo è uno show televisivo e il cast viene fatto principalmente (vogliamo sperare non esclusivamente) in relazione al potenziale di share che un determinato artista è in grado di portare. Tutto spiegato con educazione, tipo «Ormai Sanremo premia più lo spettacolo che la musica», ma stringi stringi allo stesso punto si arriva: l’impressione è che a Conti e alla Rai tutta freghi pochissimo della musica e della responsabilità che Sanremo assume nella discografia italiana, l’importante è arraffare più numeri possibili.

Oppure c’è Ernia, che va oltre con una dichiarazione che suona come un vetro rotto: «Non sento la necessità di andarci», che per la musica italiana, anche quando è vero (ed è vero nel caso di Ernia) rappresenta una bestemmia.

Fermi (troppo?)

Ma la verità è che Sanremo oggi e sempre più spesso dovrà fare i conti con il proprio immobilismo, con la pretesa di rimanere immutato operando su quei mercati, sia televisivo che musicale, che più di tutti sono stati rivoluzionati negli ultimissimi decenni. Per cui sì, può anche arrivare un rapper di successo e dire che Sanremo non è una priorità, che va bene anche non andarci, e non perché viene tradita chissà quale sensibilità, ma perché, semplicemente, potrebbe anche non servire.

Il vero (forse) motivo dei no

Ma c’è un’altra spiegazione che, ragionando, potremmo considerare credibile e riguarda soprattutto gli artisti da copertina e il rischio che si dovrebbero accollare per partecipare al Festival di Sanremo 2026. Quello di affrontare una gara, per esempio, che implica che c’è qualcuno che vince ma c’è anche qualcuno che perde e la sconfitta, che è chiaro che chiunque, di qualsiasi “stazza” artistica disponga, deve prendere in considerazione, poi magari possa gettare ombra sul progetto.

Facciamo due esempi in riferimento alla scorsa edizione: Elodie (che si dice possa tornare in gara insieme a Rkomi) e Tony Effe. Entrambi sono stati annunciati con grande conseguenziale giubilo social del popolo del pop, del gossip, della tv, degli appassionati del patinato. Entrambi fanno una clamorosa figuraccia, non solo perché si classificano 12esima e 25esimo, ma perché cantano brani fondamentalmente deboli o proprio sgraziati, ancor più deboli e sgraziati dinanzi a quelli di una serie di artisti decisamente più solidi come Giorgia, Brunori SaS o Lucio Corsi.

Il problema dei live

Dipende da quello il flop dei grossi eventi che andavano a Sanremo a promuovere? Dipende da quello se in rete sono improvvisamente spuntati link che permettevano di assistere quasi gratis ai concerti di Elodie allo stadio San Siro di Milano o al Diego Armando Maradona di Napoli? Se Tony Effe ha dovuto stendere teloni verdi per coprire intere zone vuote del Circo Massimo? Probabilmente no, o perlomeno: non solo, ma è stato sicuramente un fattore. Potremmo continuare con gli esempi di artisti che hanno annullato date, tour nei palazzetti che si trasformano magicamente, con improbabili scuse, in tour nei teatri.

La situazione dei live in Italia, ormai è chiaro, risulta piuttosto ingarbugliata. Probabile che qualche artista, e naturalmente includiamo nella definizione un intero team di lavoro, non trovi troppo conveniente il fatto di comparire tra i convocati di Carlo Conti per attirare pubblico che poi però finisce per votare, è successo l’anno scorso e speriamo si ripeta, chi canta canzoni vere e non vacui tentativi di hit. Perché regalare i frutti della propria visibilità alla Rai senza aver nessun tornaconto professionale, anzi, rischiare di rimetterci interi passaggi di carriera?

Appoggiamoci su una metafora calcistica: gli artisti, fisiologicamente egocentrici, vogliono essere quelli che fanno i gol, non quelli che crossano.

I tre big da convincere questa settimana

Se Il Messaggero avrà azzeccato (o, meglio, anticipato) la lista dei big lo sapremo solo domenica 30 novembre, verso l’ora di pranzo. Lo avremmo già dovuto sapere domenica 23 ma Conti ha dichiarato un rinvio per non distogliere l’attenzione dalla morte di sua maestà Ornella Vanoni. Voci di corridoio dicono che in realtà la Vanoni non c’entri nulla e che il rinvio era già stato programmato perché al conduttore toscano serviva una settimana di lavoro in più per convincere tre big (Il Messaggero parla di Blanco, Elisa e Angelina Mango, che come nome pare sia già decaduto) a partecipare e, questa forse la notizia vera, superare l’incertezza dovuta ad un cast con nomi che non sono giudicati di primissimo livello.

Sanremo, dunque, trattato come una festa del liceo: non si va per la visibilità o l’esperienza, si va se è figo andarci. Un decadimento deplorevole ma inevitabile se non ci si decide a dare una forte sterzata al modus operandi, altrimenti il Festival della Canzone Italiana di Sanremo si ridurrà a passerella per divettine take away e trapper da discount algoritmico.

Risultato: un Festival migliore

Ma chi sarebbero questi nomi di serie B? Il Messaggero naturalmente fa molti nomi, alcuni inediti, altri già citati nelle diverse liste circolate, quasi sempre a sproposito, negli ultimi mesi. Il quotidiano cita artisti di altissima fattura, autori di alcuni dei migliori album della stagione: da Maria Antonietta e Colombre ad Anna Castiglia, da La Niña ad Emma Nolde fino a Chiello (con Gianni Morandi?). E poi ancora, il bravissimo rapper genovese Sayf e, a proposito di rap, una leggenda della scena napoletana come Luché, ma anche quel fenomeno di Nayt. Si vocifera di Frah Quintale, di Fulminacci, di Venerus, di Tropico, che rappresentano quattro eccellenze assolute del nuovo cantautorato italiano.

Il Messaggero nella lista inserisce anche due strepitose interpreti come Arisa e Malika Ayane, ma anche una musicista di altissimo livello come Serena Brancale. Viene confermata da molte parti la coppia Masini/Fedez, Tommaso Paradiso non ha confermato la sua presenza nel cast ma c’è andato molto vicino durante la presentazione del disco di imminente uscita, e anche Ermal Meta sarebbe della partita. Alla luce di questa situazione, con queste carte sul tavolo, in realtà l’impressione è che il Festival di Sanremo non avrebbe che da guadagnarci se qualche figurina da prima serata decida di fare spazio nel grande, decisamente troppo grande, cast di Carlo Conti. L’ardua verità la affronteremo domenica, quando avremo la lista certa in mano e la giostra del Festival comincerà a girare.

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