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Garlasco, i difensori di Sempio contro la nuova perizia: «Risultati falsi, fuorvianti e sbagliati». La difesa di Stasi celebra «un primo punto fermo»

04 Dicembre 2025 - 13:41 Cecilia Dardana
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Nuovo scontro sulla perizia depositata dalla genetista Denise Albani. Per la difesa di Sempio ci sarebbero «prove disomogenee». Per quella di Stasi si cristallizza «l'assenza totale del Dna di Alberto»

La nuova perizia depositata dalla genetista Denise Albani nell’incidente probatorio sul caso Garlasco continua ad alimentare il dibattito tra le difese degli indagati e a fornire nuovi elementi alle indagini della Procura di Pavia. Al centro del confronto ci sono soprattutto le prove del Dna, che secondo i legali assumono significati opposti a seconda della parte. Per Liborio Cataliotti, difensore insieme ad Angela Taccia di Andrea Sempio, unico indagato in questo nuovo filone di indagine, dalla perizia arriverebbero «prove disomogenee». Per Giada Bocellari, che assiste Alberto Stasi con il legale Antonio De Rensis, parla di «un primo punto fermo in questa nuova indagine».

La linea della difesa di Andrea Sempio

Secondo Cataliotti i risultati della perizia presentano criticità significative. «Si tratta di un aplotipo misto, che reca il Dna di più persone, e le repliche che sono state fatte, cioè le prove e riprove condotte, sono state disomogenee, non hanno dato lo stesso risultato. Non ce ne sono due che diano lo stesso risultato e questo segnatevelo bene, perché è una premessa decisiva», ha dichiarato Cataliotti all’uscita dal palazzo di giustizia di Pavia dopo la notifica della perizia depositata ieri. «Può trattarsi di artefatti – ha aggiunto Cataliotti – che, detto in un linguaggio non scientifico, vuole dire che siamo di fronte a risultati falsi, fuorvianti, sbagliati. Eppure, su questi risultati, possibilmente artefatti, è stata costruita una statistica che, dal nostro punto di vista, vale 0,0».

I limiti tecnici della perizia

Il legale ha anche sottolineato limiti tecnici della perizia: «Aggiungiamo anche che il perito, come io e l’avvocato Angela Taccia abbiamo già detto venti giorni fa, al pari dei nostri consulenti Armando Palmegiani e Marina Baldi, non può neppure stabilire se il materiale sia da contatto diretto. Ricordiamoci che la prova incombe sull’accusa, e non si può neanche dire che sia riconducibile al giorno dell’omicidio».

La difesa di Stasi

Dall’altra parte, la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio dell’allora fidanzata Chiara Poggi, valuta la perizia come un primo punto fermo nella lunga vicenda giudiziaria. «Dal 2014 fino ad oggi si diceva che il Dna sulle unghie di Chiara Poggi fosse degradato e non confrontabile. Oggi la nuova perizia, confermando integralmente quella della Procura di Pavia e quelle della difesa Stasi, supera queste conclusioni e, pur considerando le caratteristiche di questo Dna Y (più volte ribadite anche dai consulenti di parte), conclude per una concordanza forte e moderatamente forte con l’aplotipo Y di Andrea Sempio su due unghie di due mani diverse della vittima», ha spiegato l’avvocata Giada Bocellari. «Inoltre, la dottoressa Albani cristallizza l’assenza totale di Dna di Stasi, che viceversa non era stato escluso dal Prof, De Stefano. Finalmente un primo punto fermo in questa nuova indagine».

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