Garlasco, la possibile mossa della difesa di Sempio sull’impronta 33: perché l’incidente probatorio potrebbe non concludersi il 18 dicembre

Non è detto che l’udienza del prossimo 18 dicembre chiuda la fase dell’incidente probatorio nell’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, vittima del delitto avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli, a Garlasco. La difesa di Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso in questo nuovo filone di indagine, sta infatti valutando la possibilità di richiedere l’estensione degli accertamenti a un elemento finora escluso dalle perizie: la cosiddetta impronta 33, rinvenuta su una parete delle scale che conducono al seminterrato.
L’impronta 33 e il parere dell’ex Ris Garofano
L’impronta, attribuita dagli inquirenti a Sempio, è stata inizialmente scartata dalla precedente difesa del 37enne, guidata dagli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, nonostante il parere del loro consulente tecnico dell’epoca, il generale Luciano Garofano, ex capo dei Ris. Garofano aveva suggerito di inserire l’impronta nel pacchetto di reperti da far analizzare dai periti Albani, Marchigiani e Di Censo, ma la decisione fu di non procedere.
Perché la strategia difensiva potrebbe cambiare
Oggi, con un nuovo team di legali e consulenti – resta tra gli avvocati solo Angela Taccia, amica storica di Andrea Sempio – la strategia difensiva potrebbe cambiare. L’ipotesi concreta è quella di chiedere che l’incidente probatorio includa anche questa impronta, che non contiene sangue ma solo tracce di sudore. L’elemento è ritenuto difficile da attribuire con certezza all’amico di Marco Poggi a causa di una «inversione di approccio investigativo» nelle analisi dattiloscopiche. Si tratta di una mossa che potrebbe modificare il quadro probatorio e incidere sul proseguimento del processo, perché l’impronta 33 era già stata oggetto di una richiesta di analisi avanzata dalla famiglia Poggi, tramite i legali Giovanni Tizzoni e Francesco Compagna, ma i pm l’avevano respinta.
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A chi spetta decidere
La decisione finale sulla richiesta spetterà al giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, che dovrà valutare se consentire l’integrazione della perizia o confermare il percorso già stabilito. L’eventuale estensione degli accertamenti potrebbe allungare i tempi del processo, ma fornirebbe alla difesa un’occasione per chiarire definitivamente l’attribuzione dell’impronta, considerata, insieme al Dna e allo scontrino di Vigevano, centrale nel dibattito tecnico sul caso.
