Prima della Scala, oltre 11 minuti di applausi per «Lady Macbeth». Fontana: «Poche istituzioni? Ce ne faremo una ragione» – Il video
La Prima di Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Šostakovič, che questa sera ha inaugurato la stagione lirica della Scala, è stata accolta da oltre undici minuti di applausi. Ovazioni anche per il maestro Riccardo Chailly, al suo ultimo 7 dicembre come direttore musicale, e il regista Vasily Barkhatov. Lo spettacolo ha avuto l’incasso più alto mai registrato: 2 milioni 700 mila euro circa, ben più dei due milioni 580 mila euro della Forza del Destino dello scorso anno. Alla Prima non erano presenti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e il presidente del Senato Ignazio la Russa. Interpellato sull’assenza delle massime cariche dello Stato, il governatore lombardo, Attilio Fontana, ha commentato con ironia: «Ce ne faremo una ragione, viviamo bene anche da soli». In sala, invece, numerose presenze istituzionali e del mondo dello spettacolo: il sindaco di Milano Beppe Sala, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, la senatrice a vita Liliana Segre ma anche l’attore Pierfrancesco Favino e i cantanti Mahmood a Achille Lauro.
Sala: «Il coraggio di Chailly è stato premiato»
«A me è piaciuta molto l’opera, ho raccolto giudizi positivi. È un’opera che alla Scala mancava tantissimo, non automatica, non semplice ma credo che il coraggio di Chailly sia stato premiato», ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, al termine della Prima. «Mi pare una grande opera e soprattutto un grande riconoscimento al maestro. – ha aggiunto Sala -. Anche il fatto che in questi momenti difficili ritrovarsi insieme in un luogo come questo, con la sua storia ma anche con la sua apertura internazionale, ha un grande significato». Commenti favorevoli sono arrivati anche dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli, unico rappresentante del governo Meloni presente in sala, che ha definito lo spettacolo una «straordinaria prova d’orchestra». Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha invece parlato di un’opera «intensa, travolgente, potente e ricca di significati».
L’applauso alla senatrice a vita Liliana Segre e l’inno di Mameli
La Prima della Scala è «piaciuta molto» anche alla senatrice a vita Liliana Segre, accolta da un applauso del pubblico al suo ingresso nel palco centrale. Prima dell’inizio, il maestro Chailly ha diretto l’inno di Mameli, durante il quale gli ospiti in sala si sono alzati e hanno anche timidamente cantato. Nel palco centrale, accanto alla senatrice, sedevano alla sua destra il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso e alla sua sinistra il sindaco di Milano, Sala. Alle loro spalle erano presenti anche il governatore Fontana, il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, la vicepresidente della Camera Anna Ascani, il ministro della Cultura Giuli e la sottosegretaria di Stato statunitense Sara Rogers.
Le proteste
Come da tradizione, la Prima della Scala si è aperta non solo con l’attesa per lo spettacolo in programma, ma anche con le proteste che ogni anno animano piazza Scala. Stasera, mentre dentro il teatro erano in corso gli ultimi preparativi per l’inaugurazione della stagione lirica, fuori un doppio fronte di manifestazioni ha richiamato l’attenzione del pubblico e dei passanti.
I lavoratori della Scala intonano “Va’, pensiero”
Un gruppo di professori d’orchestra e coristi del Teatro alla Scala, impegnati nella serata inaugurale, è infatti sceso in piazza per esprimere il proprio dissenso contro le politiche nazionali sullo spettacolo dal vivo. Hanno eseguito il celebre “Va’, pensiero” in segno di protesta, chiedendo maggiori investimenti nella cultura e la fine delle interferenze politiche nella gestione degli enti culturali. «Questo presidio parla a tutto il Paese – ha dichiarato Luca Stanzione, segretario della Cgil Milano – e dice al governo che non ci arrendiamo all’idea che si occupi di posizioni nella cultura senza occuparsi delle lavoratrici e dei lavoratori. Serve sostenere l’economia della conoscenza, non quella di guerra».
Solidarietà è arrivata anche da altre realtà del settore: dai teatri Bellini di Catania e Regio di Torino, alle fondazioni lirico-sinfoniche, fino alle orchestre Sinfonica di Milano e Siciliana. Presenti anche due lavoratori della Fenice di Venezia, in mobilitazione dopo la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale. «Siamo molto preoccupati. La cultura non può piegarsi a ingerenze politiche. Chiediamo il sostegno dell’opinione pubblica: stateci vicini».
La protesta pro-Palestina e il caso della maschera licenziata
Parallelamente, il tradizionale presidio sindacale si è intrecciato con una manifestazione pro-Palestina, sostenuta da Cub e attivisti. La decisione dei giudici di dichiarare illegittimo il licenziamento di una maschera del teatro che aveva urlato “Palestina libera” durante una precedente contestazione ha riacceso la mobilitazione. «I giudici lo hanno detto chiaramente: quel licenziamento era illegittimo. Per questo urliamo ancora di più ‘Palestina libera!’», hanno scandito.
December 7, 2025
