Dalla gioia all’odio contro Tatiana Tramacere, il cugino si sfoga: «Volevate ritrovarla morta: ora per lei sappiamo qual è il rischio»

Da quando Tatiana Tramacere è stata ritrovata non ha mai voluto parlare in pubblico. Dopo il ritrovamento nella casa dell’amico Dragos Ioan Gheormescu a Nardò, mentre mezzo Salento la cercava con apprensione, la ragazza si tiene lontana dai riflettori. Legge i giornali, segue i telegiornali, sa perfettamente cosa si dice sul suo caso. Si tiene lontana per ora, spiega Repubblica, da a quello che rimbalza sui social, dove non mancano critiche pesanti per quello che viene definito un allontanamento volontario che ha mobilitato forze dell’ordine e volontari.
Nessun reato, ma le polemiche non si placano
La procura di Lecce non sembra orientata a configurare alcuna ipotesi di reato. Lo scontro tra difensori e accusatori però è già partito sui social, con parole spesso già cariche di odio contro la ragazza. Già Roberta Bruzzone aveva avanzato l’idea di farle pagare i costi delle ricerche, innescando un dibattito che ha spaccato l’opinione pubblica. Il caso ha assunto contorni sempre più aspri, con una trasformazione dell’empatia iniziale in giudizio feroce: la stessa gente che aveva pregato per il suo ritorno, ora la sommerge di insulti.
La difesa del cugino: «Avreste preferito trovarla morta»
A prendere le difese della ragazza è intervenuto il cugino Lorenzo, con un lungo post su Facebook che suona come un atto d’accusa verso gli haters. «Lasciatemi essere brutalmente sincero: molti di voi avrebbero preferito un finale peggiore. Una morte, un colpo di scena, qualcosa da raccontare. Perché l’odio ha bisogno di tragedie nuove da divorare. Ma Tatiana è viva. E questo dovrebbe bastare a fermare tutto il resto», scrive senza giri di parole. Un’invettiva diretta contro chi, secondo lui, ha trasformato una vicenda umana in un processo mediatico sommario.
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Perché Tatiana Tramacere si è allontana
Lorenzo nel suo intervento chiede di andare oltre la superficie: «Se davvero tutto ciò è stato frutto della sua volontà, allora dobbiamo capire perché. Quale dolore l’ha spinta a isolarsi in quel modo, quale tempesta interna può averla travolta». Il cugino sottolinea come la famiglia non voglia accusare nessuno, ma semplicemente comprendere cosa sia accaduto realmente. «Ciò che conta davvero è la sicurezza di Tatiana, la sua salute, la sua verità, qualunque essa sia. E finché non la conosceremo, nessuno ha il diritto di puntare il dito», aggiunge, richiamando al senso di responsabilità collettiva.
I rischi di chi smette di reggere il peso del giudizio collettivo
Il post si chiude con un monito sulla violenza verbale e i suoi effetti devastanti. «Tatiana è una ragazza fragile, giovane, confusa, che ha vissuto qualcosa che ancora nessuno ha davvero compreso», ricorda Lorenzo. Anche se l’allontanamento fosse stato completamente volontario, «merita comunque rispetto». Il cugino lancia un allarme preciso: «Le parole pesano davvero. E c’è un limite oltre il quale non feriscono soltanto: possono spezzare. Una ragazza sommersa dall’odio può cadere in un buco nero da cui è difficilissimo uscire». Un richiamo alla cautela, perché quando una persona smette di reggere il peso del giudizio collettivo, «il rischio sappiamo qual è».
