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I legami tra Fedez e Luca Lucci, i progetti economici ed Emis Killa. Il pestaggio a Iovino: cosa ha scritto il giudice sulle condanne degli ultrà di Milan e Inter

16 Dicembre 2025 - 14:55 Giulia Norvegno
Fedez, Emis Killa e Luca Lucci
Fedez, Emis Killa e Luca Lucci
Nelle motivazioni della sentenza dello scorso giugno, il giudice di Milano individua in 100 mila euro il guadagno dei gruppi ultrà milanisti solo dalla vendita dei biglietti. Le inflitrazioni della 'Ndrangheta tra i tifosi dell'Inter e la sudditanza della società

Esisteva un «legame» tra l’ex capo della Curva Sud milanista Luca Lucci e il rapper Fedez, che «condividevano un progetto economico». Lo scrive la gup di Milano Rossana Mongiardo nelle motivazioni della sentenza sul caso “doppia curva”. Secondo il giudice, tutto rientrava in «una strategia vera e propria del gruppo» ultrà che, oltre a un’«inquietante vocazione all’aggressione» e ai business illeciti, aveva «collegamenti con settori del mondo dello spettacolo», anche attraverso «funzioni di ‘guardia del corpo’ di noti personaggi dello showbusiness». L’obiettivo era chiaro: il «prestigio» conquistato con la violenza da Lucci, detto “Il Toro”, poteva «favorire negli affari» sia lui stesso che «i suoi accoliti», spiega la gup. Il 17 giugno Mongiardo ha inflitto pene per quasi 90 anni di carcere a 16 imputati nel processo abbreviato nato dalle indagini dei pm Dda Paolo Storari e Sara Ombra.

Old Fashion e il caso Iovino: gli affari e la mediazione

Lucci, interrogato in aula, ha «riconosciuto di intrattenere affari con Fedez anche in relazione alla discoteca “Old Fashion” di Milano» e ha ammesso di aver «favorito una soluzione transattiva» nel caso del pestaggio del 22 aprile 2024 ai danni del personal trainer Cristiano Iovino, che non denunciò. A quella «spedizione punitiva» «partecipavano» Fedez e Cristian Rosiello, ultrà rossonero «in veste di suo bodyguard». Il rapper, non indagato nell’inchiesta “doppia curva”, ha ottenuto l’archiviazione nel procedimento per rissa. Nelle motivazioni la giudice cita questo episodio come esempio dei rapporti tra mondo ultrà e showbusiness.

Italian Ink ed Emis Killa: il network dei rapper

Lucci aveva costruito anche la catena di barberia Italian Ink e uno dei negozi era gestito da Emiliano Giambelli, in arte Emis Killa, rapper indagato in un filone dell’inchiesta sulle curve ancora aperto. Il sistema permetteva di sfruttare la notorietà di personaggi dello spettacolo per ampliare i profitti illeciti. La rete di contatti nel mondo dello showbusiness rappresentava per il gruppo ultrà un’opportunità di business e di legittimazione sociale, oltre che una fonte di protezione attraverso i servizi di bodyguard offerti.

I business delle curve: 100mila euro l’anno dal bagarinaggio

La «volontà di non spartire con nessuno la gestione e gli introiti» della Curva Sud ha «motivato le azioni di intimidazione e di violenza», assicurando guadagni illeciti superiori a «100mila euro all’anno» solo dalla rivendita dei biglietti, scrive la gup. Dall’altro lato, la Curva Nord interista era «un mero contesto materiale di copertura» per business illegali con «un rapporto di protezione di matrice mafiosa» che aveva «l’avallo» del clan Bellocco. Oltre al bagarinaggio, anche per le partite di Champions, i gruppi ultrà gestivano merchandising e parcheggi attorno allo stadio, oltre a estorsioni e violenze contro stewards e altri tifosi. Le condanne più pesanti: 10 anni ciascuno per l’interista Andrea Beretta, ora collaboratore di giustizia, e per Lucci.

Infiltrazioni ‘ndrangheta e sudditanza dell’Inter

Nelle quasi 300 pagine delle motivazioni emerge come l’Inter si trovasse «in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo di fatto per agevolarli». Tra i «personaggi maggiormente coinvolti» figurano Paolo Bordogna (responsabile sicurezza stadio), Nicola Ranieri e Paolo Gandinelli (Slo e vice-Slo del club), e Claudio Sala (responsabile sicurezza), nessuno dei quali indagato. La presenza di Antonio Bellocco a Milano, poi ucciso da Beretta, non fu «iniziativa individuale» ma «strategia di infiltrazione da parte del gruppo familiare mafioso» finalizzata alla «massimizzazione dei profitti economici». Ruolo chiave per Giuseppe ‘Pino’ Caminiti, legato alla ‘ndrangheta e condannato a 5 anni.

Le condanne e i risarcimenti alle società

Oltre a Beretta e Lucci, 10 anni anche a Daniele Cataldo, vice di Lucci ed esecutore del tentato omicidio di Enzo Anghinelli. Otto anni a Marco Ferdico, leader della Nord, mentre Debora Turiello, che gestiva la cassa e i biglietti, è stata condannata a 2 anni con pena sospesa. La gup ha riconosciuto risarcimenti a Lega Serie A (avvocato Salvatore Pino), Inter (avvocati Francesco Mucciarelli, Adriano Raffaelli e Caroline Hassoun) e Milan (legale Enrico de Castiglione). Le difese, tra cui i legali Mirko Perlino e Jacopo Cappetta, hanno annunciato ricorsi in appello. Il pm Storari aveva evidenziato come gli ultras, che si muovevano come «milizie private», avessero ottenuto dalle istituzioni e dalle società «una sorta di legittimazione» alle azioni illegali.

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