Di Maio, al via il voto su Rousseau. Il parroco lo striglia: «La revisione gli farà bene»

Il capo politico del M5s ha ottenuto l’appoggio dello Stato maggiore del partito, ma non quello del prete di Pomigliano d’Arco

Il 30 maggio urne aperte. Non è un déjà-vu delle elezioni europee. È un’altra votazione, e questa volta non c’è nessun eurodeputato o sindaco da eleggere: gli iscritti al Movimento 5 Stelle stanno scegliendo se far cadere o meno Luigi Di Maio dal suo ruolo di capo politico dopo la disfatta elettorale.


«Non sono mai scappato dai miei doveri – aveva scritto Di Maio su Facebook alla vigilia del voto – e se c’è qualcosa da cambiare nel Movimento lo faremo. Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato».


Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi ad…

Posted by Luigi Di Maio on Wednesday, May 29, 2019

Oggi invece un nuovo post in cui si scaglia contro i ‘nemici’ del movimento, inclusi i giornalisti, che cercano di creare scompiglio tra i ranghi e mettere in difficoltà i rapporti ai vertici del movimento: «È sempre la stessa storia, che si protrae da anni. Noi contro tutti, tutti contro di noi – ha scritto il vicepremier sui social.- È un meccanismo collaudato, ma noi non cediamo di un centimetro. Alessandro è un fratello e un compagno di viaggio, così come lo è Roberto e lo sono molti altri. Già l’ho detto: il MoVimento 5 Stelle non perde mai, o vince o impara. E adesso stiamo ripartendo».

La verità è sempre la stessa: quando pensano di averci abbattuto, noi torniamo più forti di prima. Noi rialziamo sempre…

Posted by Luigi Di Maio on Thursday, May 30, 2019

Con lui

Casaleggio, Beppe Grillo, Di Battista (pur con qualche riserva), Roberto Fico. Con Luigi di Maio si è schierato lo Stato maggiore del Movimento Cinque Stelle. Per il sottosegretario Vincenzo Spadafora «mettere in discussione Di Maio, significa mettere in discussione il governo».

Secondo alcune indiscrezioni, l’endorsement di massa è il frutto di un’indicazione precisa della comunicazione del M5S. Dopo il via libera tutti (o quasi) si sono stretti intorno al capo: oltre ai già citati, il sindaco di Torino Chiara Appendino, i ministri Giulia Grillo e Alfonso Bonafede.

Contro di lui

Ha ritrattato, forse perché i leader del Movimento gli hanno fatto notare che avrebbe fatto meglio a starsene al suo posto. Ma le parole di Gianluigi Paragone restano inequivocabili: «A 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro. Quattro incarichi sono troppi: se vuoi fare Superman devi esserlo», ha detto al Corriere della Sera l’ex giornalista, nonché ex direttore di Radio Padania.

Dopo l’intervista, Paragone ha ritrattato, offrendo addirittura le sue dimissioni a Di Maio: «Le mie parole sono state fraintese – si sarebbe scusato – Hai ancora fiducia in me?». La sue voce, in ogni caso, non è l’unica fuori dal coro. Anche la senatrice dissidente Elena Fattori ha cavalcato i risultati delle elezioni per contestare la leadership del M5s: «Il voto è stato un grande disastro di cui si deve assumere tutta la responsabilità Luigi Di Maio, visto che si è blindato con un regolamento che gli dà tutti i poteri. In assemblea chiederò le sue dimissioni dai due ministeri. Non può fare tutto e male».

Sono dello stesso parere Carla Ruocco («dobbiamo superare il concetto dell’uomo solo al comando e aprire alla condivisione») e la consigliera regionale Roberta Lombardi: «Quando c’è una sconfitta gli errori si distribuiscono, le responsabilità si assumono, i cambiamenti si mettono in conto. La responsabilità in capo a un solo uomo è deleteria per il Movimento, ed è un concetto da prima repubblica».

La ramanzina del parrocco

Tra le voci “contro” c’è anche quella del parroco di Pomigliano D’Arco, Peppino Gambardella. «Una revisione gli farà bene – ha detto – deve recuperare gli ideali che lo hanno spinto a scendere in politica. La politica non è un affare privato. Se ci crede, vada avanti, ma recuperando il lavoro di squadra».

Da piccolo,Di Maio frequentava la sua parrocchia: «È diventato un po’ difficile ora parlare con Luigi – dice Gambardella – ma penso che abbia messo in conto che sarebbero arrivati tempi difficili. Vorrei invitarlo a non abbattersi, a reagire, ma una revisione la dovrà fare, richiamando gli ideali che lo hanno spinto a scendere in politica e lavorare per il Movimento. Deve tornare a un lavoro di squadra».

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