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Faccia a faccia a palazzo Chigi: Di Maio, Salvini e Conte, di cosa si discuterà al vertice di stasera

Sul tavolo dell'incontro vecchi e nuovi elementi di attrito. Convitato di pietra il ministro Tria per la sua pozione sui minibot

Questa sera a Palazzo Chigi si svolgerà l’atteso vertice chiarificatore fra le forze di governo, presenti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L’incontro arriva all’indomani dei risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative che hanno visto un nuovo successo del centrodestra a trazione leghista. Il M5s ha vinto il suo unico ballottaggio, ma Di Maio ha invitato il Movimento a non rinviare oltre l’urgenza di un rinnovamento della propria struttura.

Sul tavolo del vertice alcuni provvedimenti cari alle rispettive forze politiche, ma anche lo stesso futuro dell’esecutivo gialloverde. Salvini, nel pomeriggio era stato chiarissimo: «Io sto al governo se posso aiutare gli italiani, se qualcuno pensa di stare al governo per tirarla in lungo o crescere dello zero virgola – ha spiegato il ministro dell’Interno – non è quello di cui gli italiani hanno bisogno». Insomma una sorta di ultimatum che arriva una settimana dopo quello del premier Conte, che aveva minacciato le dimissioni se non fosse cessata la litigiosità fra gli alleati.

I temi sul tavolo

Ma di cosa di discuterà nel concreto al vertice? Salario minimo, minibot, nomine europee (ma anche interne), possibilità di un rimpasto, come affrontare una possibile procedura di infrazione, o come evitarla, e ancora gli eterni provvedimenti di scontro come il Salva Roma, decreto Sicurezza Bis, la flat tax e le autonomie. Parecchia carne sul fuoco, quindi.

Conte, al solito, giocherà il ruolo dell’arbitro e del mediatore delle diverse posizioni. Questa volta però di si tratterà soltanto di mediare. Nella conferenza stampa dello scorso 3 giugno e ancora nelle ultime ore ha voluto smarcarsi dell’idea che possa essere visto come un nuovo Mario Monti, una sorta di presidente del consiglio tecnico: «Un tecnocrate che vuole uccidere il contratto perché non vuole approvare i minibot».

Proprio sulla moneta parallela si gioca una nuova, importante partita. Se fino a oggi i conflitti fra gli alleati si sono in qualche modo sciolti, spesso con una vittoria delle posizioni della Lega, lo stop ai minibot arriva sia dal presidente del Consiglio che dal ministro dell’Economia Tria (stasera assente, ma convitato di pietra dell’incontro). E più in generale il braccio di ferro fra Conte e Tria da una parte e Di Maio e Salvini dall’altra (con il leghista più battagliero) sembra consumarsi sui rapporti, principalmente in materia economica, con la Ue.

Conte non vuole essere il primo presidente del Consiglio italiano a dover affrontare una procedura di infrazione che «ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni». Salvini ha elettoralmente il vento in poppa e sa che parte del suo successo elettorale è dovuto alle sue posizioni intransigenti nei confronti dell’Unione Europea. Il futuro del governo è appeso a questa dinamica e a quanto gli attori, al di là delle dichiarazioni pubbliche, saranno disponibili a fare un passo indietro sulle posizioni per far proseguire l’esecutivo.

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