Attacco alle petroliere nel Golfo di Oman, l’accusa di Trump all’Iran: «Le immagini parlano chiaro» – Il video

Nuovi attacchi alle petroliere che operano nel golfo. L’obiettivo sarebbe stato il governo di Tokyo

Il 13 giugno le petroliere Front Altair, battente bandiera di Panama, e la Kokuka Courageous, battente bandiera delle Isole Marshall hanno dichiarato lo stato di emergenza al largo nel Golfo dell’Oman dopo un’esplosione. Donald Trump, in un’intervista a Fox News, ha ribadito che «ci sono immagini che mostrano che è stato l’Iran a provocare le esplosioni» sulle petroliere nel Golfo di Oman. Il Presidente americano ha dunque confermato la posizione già espressa dal segretario di Stato Mike Pompeo, che sia l’Iran il responsabile dell’attacco avvenuto vicino allo Stretto di Hormuz. Le navi, che trasportavano dei carichi legati al Giappone, sono state colpite mentre il Premier giapponese Shinzo Abe si trovava in Iran per mediare tra il Paese mediorientale e gli Stati Uniti, i cui rapporti sono deteriorati da quando il presidente Usa ha prima annunciato e poi confermato di voler portare gli Stati Uniti fuori dall’accordo sul nucleare siglato dal suo predecessore Barack Obama. Dopo l’attacco alle petroliere entrambi i Paesi si sono accusati a vicenda. L’Iran ha negato di essere coinvolto e ha rimandato indietro le accuse sostenendo che la responsabilità degli attacchi fosse da imputare a «sabotatori di un Paese terzo». 


Il 14 giugno l’esercito americano ha diffuso un video che sembra mostrare una nave della marina iraniana avvicinarsi a una delle due petroliere – la Kokuka Courageous – per rimuovere dalla fiancata una mina inesplosa. Secondo gli americani, si tratta di un tentativo, da parte degli iraniani, di recuperare delle prove che avrebbero potuto inchiodarli. Un tentativo che però avrebbe fornito agli Stati Uniti una prova inconfutabile che l’Iran sia stato il mandante dell’attacco. L’Iran ha risposto all’accusa degli Stati Uniti definendola «senza fondamenta». Su Twitter il ministro degli Esteri Javad Zarif ha ribadito che gli Stati Uniti non hanno «neanche uno straccio di prove fattuali circostanziate», aggiungendo che Washington starebbe cercando di «coprire il terrorismo economico», un riferimento alle sanzioni imposte dagli Usa.


L’armatore giapponese dell’imbarcazione ritratta nel video (la Kokuka Courageous) ha inoltre sostenuto che l’esplosione non può essere attribuita a un missile o a un siluro ma, con maggiore probabilità, a dei proiettili. L’equipaggio infatti ha riferito di aver notato degli «oggetti volanti» prima dell’esplosione.

Come si sono svolti gli incidenti nel Golfo dell’Oman

La nave Front Altair, secondo quanto riportato dal quotidiano inglese Telegraph, sarebbe stata colpita da un siluro, mentre la Kokuka Courageous, presenterebbe un profondo squarcio sulla fiancata al di sopra della linea di galleggiamento.

La conferma degli attacchi è arrivata dal gruppo britannico per la sicurezza marittima, che ha consigliato alle altre imbarcazioni di passaggio nella zona di usare la massima cautela. La Quinta Flotta statunitense ha risposto alle richieste di soccorso delle due petroliere. Secondo quanto riferito dai media iraniani, i 44 membri degli equipaggi sono stati messi in salvo e poi trasferiti al porto iraniano di Bandar-e-Jask.

Attacchi mirati al Giappone

Hiroshige Seko, il ministro del Commercio nipponico, ha riferito che le due petroliere trasportavano «carichi collegati al Giappone». L’incidente è avvenuto in concomitanza con l’ultimo giorno del viaggio in Iran del premier giapponese Shinzo Abe, volto a mediare i rapporti tra il governo di Teheran e degli Stati Uniti sul nucleare. Il ministro degli Esteri iraniano ha usato parole dure nei confronti dei due attacchi. «Gli attacchi ai cargo giapponesi sono avvenuti mentre il premier Abe sta incontrando il leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ali Khameneiper colloqui approfonditi e amichevoli. Dire che è sospetto – scrive su Twitter il ministro Javad Zarif – non è abbastanza per descrivere ciò che probabilmente è successo questa mattina. Il “Forum del dialogo regionale” proposto dall’Iran è ormai una necessità improrogabile». 

L’immediato aumento del costo del petrolio: +4%

Il Golfo di Oman è situato nelle vicinanze dello Stretto di Hormuz e rappresenta uno snodo strategico per il passaggio delle navi che trasportano il greggio prodotto in Medio Oriente verso altri Paesi. Da questo stretto passa infatti un quinto di tutto il petrolio mondiale. A seguito della notizia dell’incidente, il prezzo del petrolio ha fatto registrare un’impennata. Il Wti (West Texas Intermediate) è salito di 1,29 dollari, raggiungendo il prezzo di 52,43 dollari al barile, mentre il Brent, estratto nel mare del Nord, è aumentato  di 1,68 dollari, arrivando a quota 61,65 dollari al barile.

I precedenti attacchi alle petroliere in transito

Già il 12 maggio scorso, quattro petroliere erano state attaccate al largo della costa di Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti. L’attacco era stato compiuto mediante l’uso di mine navali magnetiche, secondo quanto riferito da Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Norvegia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Foto copertina: EPA/STRINGER

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