Formigoni potrebbe tornare in carcere. Ecco perché

Per l’avvocato generale di Milano Nunzia Gatto, l’ex governatore della Lombardia non avrebbe diritto alla misura alternativa al carcere perché non ha collaborato alle indagini

L’avvocato generale di Milano Nunzia Gatto ha presentato ricorso contro la concessione degli arresti domiciliari all’ex governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che è stato condannato in via definitiva a 5 anni e sei mesi per corruzione e che ha trascorso gli ultimi cinque mesi in carcere. Nonostante nell’udienza dello scorso 18 luglio il sostituto procuratore abbia concesso la misura alternativa per il superamento dell’età di 70 anni (Formigoni è del 1947), per Gatto il provvedimento sarebbe «incongruente». La Procura si era però espressa con parere negativo sulla scarcerazione. Questa posizione può aver avuto un ruolo nella decisione di Gatto di impugnare la decisione. L’avvocato ritiene che nel caso di Formigoni non sia provata l’impossibilità a collaborare: valutazione, da parte del tribunale di Sorveglianza che ha permesso al Celeste di ottenere i domiciliari. Secondo lo Spazzacorrotti, infatti, i condannati per corruzione, anche se hanno più di sett’anni, devono restare in carcere a meno che non collaborino con la giustizia. Per il tribunale di Sorveglianza tutti i fatti giudiziari, che hanno visto coinvolto Formigoni e altri, relativi alle delibere regionali a favore degli ospedali Maugeri e San Raffaele, sono stati chiariti in modo definitivo. Inoltre, lo stesso tribunale ha sollevato il dubbio della non retroattività dello spazzacorrotti, questione che è nelle mani della Corte costituzionale. Ma Gatto sembra far riferimento all’altro filone dell’inchiesta, quello di Cremona, copia di quello milanese, dove l’ex governatore è imputato per corruzione: anche in quel caso avrebbe ricevuto denaro e vacanze di lusso gratis in cambio di favori a una ditta sanitaria.


«L’incongruenza» di cui parla Gatto, che era stata sottolineata anche dal procuratore Pedio nel parere negativo alla scarcerazione, starebbe nel non aver dato il maggior numero di informazioni possibili, nell’ambito del procedimento a carico anche di Maugeri per recuperare il denaro frutto di illeciti, che sarebbe nascosto in Paesi come Panama, Seychelles, Bahamas, Malta. Gatto sostiene infatti che Formigoni potrebbe rendere dichiarazioni in merito al tribunale di Cremona: in questo caso si potrebbe parlare di una collaborazione che gli garantirebbe i domiciliari. Una collaborazione che però, sostiene l’avvocato generale, fino ad oggi non c’è stata. Sottolinea inoltre Gatto che Formigoni è stato condannato al massimo della pena, senza attenuanti generiche, perché non si è mai fatto interrogare: insomma, non proprio un atteggiamento collaborativo. Per adesso, l’ex governatore resta ai domiciliari, in casa di un amico. Ma dopo che ieri, 31 luglio, il Senato ha deciso di revocare a Formigoni pensione e vitalizio, ora, il Celeste, se la Cassazione darà ragione alla procura generale, (e il tribunale di Sorveglianza si adeguerà) potrebbe tornare in carcere.


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