Il piano di vendetta di Gaudenzi prima di consegnarsi, le minacce ai testimoni: «Avete tre mesi per lasciare la nostra città»

L’uomo si sarebbe consegnato alla polizia per «paura di essere il prossimo», annunciando vendetta

«Mi chiamo Fabio Gaudenzi, mi consegnerò come prigioniero politico alla polizia che sta venendo ad arrestarmi. Dal 1992 appartengo a un gruppo elitario di estrema destra denominato “I fascisti di Roma nord” con a capo Massimo Carminati e di cui fanno parte Fabrizio Piscitelli, Luca e Fabrizio Caroccia, Maurizio Boccacci, Riccardo Brugia e Massimo Carminati». 


È con queste parole che si è presentato in video, poco prima dell’inizio del derby della Capitale, Fabio Gaudenzi – detto Rommel – con il volto coperto da un passamontagna e revolver calibro 357 in mano, prima di consegnarsi alla polizia.


Chi è Fabio Gaudenzi, detto Rommel

L’ultrà neonazista ed ex leader del gruppo ultras della Roma “Opposta Fazione”, vicinissimo al Pirata Massimo Carminati esponente dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) e coinvolto con quest’ultimo nel processo di Mafia Capitale con l’accusa di essere il cassiere del gruppo, ha promesso di svelare chi ha freddato e ucciso l’amico Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, capo ultras degli Irriducibili della Lazio. 

«Oggi primo settembre 2019 – dice Rommel in video – è un giorno davvero speciale, prima di tutto perché tra pochi minuti inizierà il derby e per uno come me non ha più nessun valore. Oggi per la prima volta allo stadio non ci sarà Fabrizio Piscitelli e per chi sa è un segnale importante, perché prima di essere un trafficante di droga, un grande ultras e un vero amico, Diabolik era prima di tutto un camerata, l’ultimo, insieme a me, del gruppo storico dei fascisti di Roma Nord».

«Tra poche ore finirà tutto, mi sto consegnando alla Polizia di Stato, io, Fabio Gaudenzi, dopo 30 anni ho deciso di arrendermi, visto che sono rimasto solo. Tutti i miei amici sono morti o in galera: è per questo che ho deciso di fare tutto questo», continua Gaudenzi.

La vendetta in nome di Diabolik

E Rommel, dopo l’arresto di Carminati e dopo l’omicidio di Diabolik, secondo quanto riferito dalla sua compagna alla Polizia, temeva di «essere il prossimo», in uno scenario che fa riemergere il “Mondo di Sotto” romano, ma che si dipana per lo più tra le curve dell’Olimpico, intrise non solo di tifo, ma di politica, malaffare e di traffico di stupefacenti

Ma Gaudenzi sembra non lasciare troppo al caso e specifica: «Parlerò del mandante dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli e di tanto tanto altro, ma solo con il dottor Gratteri. Perché questa è la mafia vera». Il riferimento di Rommel è Nicola Gratteri, il procuratore capo di Catanzaro, noto per le sue inchieste contro la ‘ndrangheta.

Le rassicurazioni a Massimo Carminati e la svolta «infame»

«Vorrei essere processato e condannato per banda armata – prosegue dunque nel video Gaudenzi – come dovrebbero esserlo Carminati e Brugia. Non siamo mafiosi ma fascisti, lo siamo sempre stati e lo saremo sempre. La mafia e la droga ci fanno schifo». 

E Rommel, in un secondo video, annuncia vendetta per la morte dell’amico laziale, ma sembra altresì voler rassicurare Carminati sul fatto che non si comporterà da «infame» nei suoi confronti: «Sto consegnando al diavolo una lista di nomi di donne, di uomini, di giovani, di vecchi che in questi 30 anni hanno pensato bene di comportarsi da merde nei nostri confronti».

Rommel, dopo aver fatto alcuni nomi, lancia minacce ben precise a persone che in passato hanno testimoniato contro Carminati: «Avete tutti tre mesi di tempo per lasciare la nostra città dopodiché il diavolo vi verrà a cercare e se sarete ancora a Roma non morirete solo voi, ma anche i vostri cari».

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