L’inchiesta sull’incidente dell’airbus Rio-Parigi si chiude senza un colpevole

Per i familiari delle 228 persone morte nell’incidente, la decisione dei giudici «insulta la memoria delle vittime»

Dopo dieci anni d’inchiesta, la vicenda dell’incidente sul volo AF447 Rio-Parigi che ha causato la morte di 228 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio, il primo giugno 2009, potrebbe chiudersi senza che sia stato individuato un responsabile.


I giudici istruttori francesi hanno infatti prosciolto le due compagnie aeree coinvolte, Airbus e Air France, che erano state messe sotto inchiesta nel 2011 per «omicidio involontario plurimo». Lo ha riferito l’Agence France presse, giovedì 5 settembre.


La principale associazione dei parenti delle vittime, AF447 Autoaiuto e Solidarietà, ha annunciato la sua intenzione di fare appello per quella che ha definito «una decisione che insulta la memoria delle vittime». Secondo Olivier Morice, avvocato di molte famiglie delle vittime, «è impossibile non pensare che questa decisione sia guidata da interessi economici superiori a quelli della giustizia».

Nella sua requisitoria il 12 luglio 2019 la procura di Parigi aveva considerato che la compagnia aerea avesse commesso un atto «negligente e imprudente» non fornendo ai suoi piloti un numero sufficiente di informazioni sulla procedura da adottare in caso di anomalie legate alle sonde, fattore che ha scatenato l’incidente.

Ma nell’ordinanza di 189 pagine firmata il 29 agosto, i giudici istruttori Nicolas Aubertin e Fabienne Bernard hanno stabilito che «questo incidente si spiega chiaramente con una congiuntura di elementi che non si era mai prodotta e che ha scatenato dei pericoli che non potevano essere individuati prima di questo incidente».

Le indagini, volte a stabilire se fosse possibile imputare alla compagnia aerea o al costruttore una responsabilità indiretta nell’incidente, «non hanno portato a identificare una colpevolezza da parte di Airbus o Airfrance legata agli errori di pilotaggio all’origine dell’incidente».

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