L’attivista di Hong Kong Joshua Wong chiede aiuto alla Germania: il suo tour fa innervosire la Cina

Il giovane attivista, classe 1996, sta diventando l’equivalente di Greta Thunberg per quanto riguarda l’opposizione al regime di Pechino

La Germania è soltanto la prima tappa nel tour mondiale di Joshua Wong, volto del movimento – e delle storiche battaglie – pro-democrazia a Hong Kong, ma la Cina si è già indispettita. Il regime di Pechino non ha apprezzato l’accoglienza calorosa che è stata offerta a Wong, ospite della festa di redazione del tabloid tedesco Bild. Soprattutto, non ha apprezzato l’incontro avvenuto con il ministro tedesco Heiko Maas.


Tanto che un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha deciso di bacchettare il governo di Angela Merkel. La cancelliera è appena rientrata da un viaggio in Cina, durante il quale già si era espressa sulle manifestazioni in atto a Hong Kong e aveva dichiarato che «i diritti e le libertà dei cittadini di Hong Kong vanno garantiti».


Per il portavoce della Cina «è estremamente sbagliato per i media e politici cinesi tentino di cavalcare i sentimenti separatisti anti-Cina. È irrispettoso verso la sovranità cinese – ha continuato – e costituisce un’interferenza nei nostri affari interni». Hong Kong infatti è una regione amministrativa speciale della Cina, ma dovrebbe perdere il suo “status speciale” e quindi anche l’autonomia che ne deriva entro il 2047, così come stabilito quando fu “riconsegnata” alla Cina dalla Gran Bretagna nel 1997.

Chi è Joshua Wong?

Le attuali manifestazioni a Hong Kong vanno avanti proprio con questa scadenza in mente: non è bastata la decisione da parte della Governatrice Carrie Lam di stracciare la legge sull’estradizione dei dissidenti in Cina – il cui annuncio aveva fatto scattare le manifestazioni ormai oltre tre mesi fa – per fermarle. I manifestanti infatti hanno allargato le loro richieste, chiedendo un’indagine nelle violenze commesse dalle forze dell’ordine, ma anche maggiori garanzie per quanto riguarda la tutela dei loro diritti civili e dell’autonomia rispetto alla Cina.

Tra loro cè anche Joshua Wong, arrestato durante le manifestazioni ad agosto e poi, di nuovo, proprio mentre si preparava per partire per la Germania. Arrestato e poi rilasciato dopo poche ore con l’accusa di aver violato la cauzione. Ma non è la prima volta: Wong si trovava in carcere già a giugno per scontare una condanna a due mesi per il ruolo avuto nella precedente ondata di manifestazioni a Hong Kong. Il movimento degli ombrelli era nato nel 2014 proprio per contestare l’ingerenza cinese nella nomina della carica di Governatore di Hong Kong.

L’appello alla Germania: «Basta vendere armi a Hong Kong»

Parlando dalla Germania – dove la sera dell’11 settembre è previsto un suo intervento all’Università Humboldt di Berlino prima di volare negli Stati Uniti – Wong ha invitato il Governo di Angela Merkel di cessare ogni attività di vendita di equipaggiamento e materiale antisommossa – come i famigerati cannoni d’acqua – alla polizia di Hong Kong.

In una conferenza stampa a Berlino Wong ha dichiarato di voler portare il suo messaggio pro-democrazia direttamente in Cina: «Speriamo che sempre più persone in Cina riconosceranno l’importanza dell’universalismo e della libertà. Tre decenni fa cadde il muro di Berlino, speriamo che in future possa cadere anche il grande firewall cinese». La sera precedente, davanti ai giornalisti e gli ospiti del Bild aveva paragonato Hong Kong alla Germania dell’Est d’epoca sovietica: «Se siamo in una nuova Guerra Fredda, allora Hong Kong è la nuova Berlino».

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