Ponte Morandi, falsi report sulla “salute” di altri viadotti: nove misure cautelari (tre arresti e sei sospensioni)

Le misure, eseguite nell’ambito dell’inchiesta bis sul crollo del ponte, riguardano dirigenti, tecnici, ingegneri di SpeaEngineering e Autostrade, entrambe del gruppo Atlantia

«Hanno redatto report “ammorbiditi” sulle condizioni di altri viadotti». Con questa accusa la guardia di Finanza sta eseguendo nove misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta bis sul crollo del Ponte Morandi di Genova, in cui sono morte 43 persone.


Le misure cautelari, tre arresti domiciliari e sei misure interdittive – eseguite dal gip Angela Nutini su richiesta del pubblico ministero Walter Cotugno – riguardano dirigenti, tecnici, ingegneri di SpeaEngineering (società del Gruppo Atlantia) e Autostrade (sempre del gruppo Atlantia). I presunti report falsi sarebbero stati eseguiti sui viadotti Pecetti della A26, in Liguria, e il Paolillo della A16, in Puglia.


Sono finiti ai domiciliari Massimiliano Giacobbi (Spea), Gianni Marrone (direzione VIII tronco) e Lucio Torricelli Ferretti (direzione VIII tronco). Le misure interdittive, sospensione dai pubblici servizi per 12 mesi, riguardano tecnici e funzionari di Spea e Aspi: Maurizio Ceneri, Andrea Indovino, Luigi Vastola, Gaetano Di Mundo, Francesco D’antona e Angelo Salcuni.

Secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe “edulcorato” le relazioni sullo stato dei viadotti controllati. La presunta falsificazione è emersa durante gli interrogatori dei testimoni nelle indagini sul crollo del ponte Morandi.

In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report «talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri».

L’inchiesta bis era partita dopo il crollo del ponte Morandi, avvenuto ad agosto 2018, e aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 15 persone tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea.

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