Il vizietto di Bossi jr, tra spese spericolate e tanti «pagherò» alle spalle

Il rampollo di casa Bossi non è nuovo ad accuse di truffa e insolvenza nei confronti di piccole e medie attività commerciali

La cena da 66 euro non pagata a Firenze, per cui è stato denunciato due giorni fa, il 24 settembre, è solo l’ultimo “colpo” messo a segno da Riccardo Bossi, primogenito del “Senatùr” Umberto, fondatore della Lega. Perché il rampollo oggi quarantenne pare non esser nuovo a questi comportamenti. Commercianti lasciati a secco, piccoli debiti non pagati, fatture accumulate. Per di più molto spesso, almeno stando alle accuse (molti processi sono ancora in corso e bisognerà aspettare il parere della Cassazione) Riccardo Bossi ha commesso quelli che un professionista della truffa considererebbe degli errori imperdonabili. Tipo tornare nello stesso negozio, lasciare i documenti, protestare per un difetto.


Ecco l’elenco:


  • Nel dicembre 2017 il primogenito di Umberto Bossi finisce a processo per aver “acquistato” due moto d’acqua, senza però corrispondere oltre 33mila euro alla società “Marina 4”. 
  • Nel giugno 2016 Riccardo Bossi è stato denunciato da un benzinaio di Buguggiate (Varese) per aver accumulato 1.300 euro di debito. Una denuncia supportata anche dalla testimonianza di altri due benzinai della zona, a cui il rampollo della famiglia del Senatur non aveva corrisposto il dovuto compenso. Al benzinaio aveva lasciato una fotocopia del documento d’identità e, dunque, era stato facile rintracciarlo.
  • Sempre nello stesso anno il giovane Bossi è stato accusato di truffa aggravata per non aver pagato oltre 20mila euro al gioielliere Bruno Ceccuzzi a seguito dell’acquisto di gioielli di lusso e Rolex. 
  • La sentenza di appello è arrivata due giorni fa: diecimila euro di multa e dieci mesi di condanna. Nel ricostruire i fatti, il gioielliere ha ricordato che dopo aver preso un Rolex Daytona da 26mila euro – da regalare alla ex compagna per Natale – tornò in negozio a feste finite perché la lancetta dei secondi non funzionava correttamente.
  • A questa cifra vanno aggiunti circa ulteriori 10mila euro non pagati per aver acquistato impianti di illuminazione e pneumatici e cerchi in lega da alcuni commercianti a Varese. 
  • Inoltre, Riccardo Bossi era uno degli imputati nel processo “The family” per una serie di spese effettuate usando impropriamente i fondi della Lega tra il 2009 e il 2011, per un totale di circa 158mila euro. 
  • Tale somma, derivante dai rimborsi elettorali, sarebbe stata spesa per pagare multe, debiti personali, affittare auto di lusso, pagare rate dell’Università, abbonamenti a pay-tv, nonché per pagare il mantenimento dell’ex moglie. Tuttavia, l’accusa per truffa è stata prescritta lo scorso 6 agosto.

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