Non tornano i conti sulla Manovra, che cos’è la Nadef: primo terreno di scontro del governo giallorosso

Tutte le carte che il governo può giocarsi per evitare lo scontro con l’Unione europea e scongiurare l’aumento dell’Iva. Ma la legge di Bilancio 2020, per essere votata, deve accontentare tutti: Pd, M5s e Italia Viva

Iva e cuneo fiscale. Trovare le risorse per scongiurare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto, ma allo stesso tempo tagliare le tasse sul lavoro. Una quadra difficile da trovare in vista del Consiglio dei ministri, previsto per oggi, per l’approvazione della Nadef (nota di aggiornamento al Def i cui numeri saranno alla base della prossima Legge di bilancio). A nulla è servito il vertice notturno convocato da Giuseppe Conte, il primo con Italia Viva seduta al tavolo delle trattative. Il premier alle dieci di domenica sera convoca a Palazzo Chigi il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, i capi delegazione – Dario Franceschini (Pd), Luigi Di Maio (M5S), Roberto Speranza (Leu), Teresa Bellanova (Iv) – e il sottosegretario Riccardo Fraccaro. La riunione è avvenuta dopo un giro di dichiarazioni pubbliche contrastanti, che hanno fatto tornare l’incubo delle liti all’interno della maggioranza.


Se Gualtieri, infatti, ai microfoni di Lucia Annunziata ha parlato di «rimodulazione selettiva», a Non è l’Arena è arrivato il no di Luigi Di Maio, seguito dalla risposta di Dario Franceschini («Luigi non spetta a te decidere su manovra e ius culturae»). Da qui la decisione di Conte di chiamare attorno a un tavolo ministro e capi delegazione per trovare un accordo prima del Cdm di oggi che deve appunto aggiornare il Def. Ma le quattro ore di vertice non sono state sufficienti. «Ci sono ancora molte ipotesi in campo», dice una fonte. Con Di Maio, contro l’aumento selettivo dell’Iva, si è schierata Italia Viva di Matteo Renzi. «Ci vuole uno stop punto e basta, anche a costo di rinviare al 2021 il taglio delle tasse sul lavoro», dice Teresa Bellanova prima di alzarsi dal tavolo alle 2 di notte.


Cos’è la Nadef

La Nota di aggiornamento del Def dev’essere presentata dal governo, entro settembre di ogni anno, a Camera e Senato. È un testo che va a ricalibrare le stime economico-finanziarie fatte dallo scorso esecutivo nel mese di aprile. Sulla base dei nuovi dati disponibili e dei cambiamenti di scenario, la Nadef rimodula gli obiettivi programmatici dello Stato considerando anche le valutazioni dell’Unione europea. La nota è l’ultimo step fondamentale in materia economica prima dell’elaborazione della Legge di Bilancio dell’anno successivo.

Il nodo del debito

Una delle garanzie che Bruxelles chiede all’Italia è di cominciare a far scendere il rapporto debito/Pil: sono due anni di fila che è in aumento. Non un grande sforzo, sia chiaro: il patto con l’Europa è arrivare a una riduzione del debito, ma che sia costante negli anni avvenire. Un impegno graduale da diluire nelle varie leggi di Bilancio.

Contrattazioni sul deficit

Un altro punto d’incontro con Bruxelles riguarda il deficit nominale, cioè la differenza tra le uscite e le entrate del Paese, spesa pubblica (incluso il costo degli interessi sul debito) e gettito. La garanzia che l’Italia deve dare è di non superare il 2,2%. Non si esclude, però, che nel corso delle contrattazioni con Bruxelles si possa strappare il 2,1%, in linea con quella «flessibilità nelle regole» già annunciata dal nominato commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni.

Privatizzazioni

In assenza di crescita, il Pil tendenziale, ovvero senza modifiche all’attuale legislazione, non potrà superare lo 0,4%. Benché si tenterà di incentivare la crescita per rosicchiare quale punto decimale in più, saranno necessarie le privatizzazioni per finanziare la manovra. Per il 2020, è nelle intenzioni dell’esecutivo privatizzare beni demaniali per 5 o 6 miliardi di euro, circa lo 0,3% del Pil. Sicuramente non i 18 miliardi di euro previsti dal precedente governo e mai entrati nelle casse dello Stato.

Incognita Iva

La promessa più difficile da mantenere è scongiurare l’aumento dell’Iva dal 22% al 25,2%. Una promessa che è stata il pilastro fondante dell’alleanza tra Movimento 5 stelle e Partito democratico. Vanno bloccate le clausole di salvaguardia, che andrebbero a colpire indistintamente tutti i cittadini bloccandone consumi e, quindi, crescita economica. Servono circa 23 miliardi di euro per l’operazione: le opzioni sul tavolo sono molte e vanno da un risparmio su Quota 100, alla quale hanno aderito meno persone del previsto, all’innalzamento di alcune aliquote Iva agevolate. Rimodulazioni che lo stesso Giuseppe Conte non ha smentito. Intervento, però, che potrebbe far precipitare il supporto di Italia Viva alla maggioranza.

Agevolazioni pagamenti tracciabili

Per un certo periodo si è parlato di tasse sul denaro contante. Forti preoccupazioni sono arrivate non solo dagli ambienti politici, ma anche da Confcommercio e Confesercenti. La questione si è risolta convertendo l’opzione in agevolazioni per chi usa forme di pagamento tracciabile. Oltre a essere un modo per recuperare parte di sommerso, questo mix di incentivi ad abbandonare il contante può essere venduto a livello di negoziati con la Ue come lotta all’evasione fiscale.

Il costo della manovra

Si cercano circa 30 miliardi di euro per mettere a segno una legge di Bilancio 2020 che non scontenti i membri della maggioranza. Non sarà quella manovra «molto espansiva e coraggiosa» che annunciava Conte, anche a causa degli imminenti dazi degli Stati Uniti che potrebbero pesare per 7 miliardi sui conti europei. Bisogna però accontentare il Pd sulla riduzione delle tasse sul lavoro e il cuneo fiscale, il M5s per il reddito di cittadinanza e il Green new deal che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa vuole «collegarlo alla legge di Stabilità». Considerando i contratti nazionali da rinnovare e le spese inevitabili per le missioni di pace all’estero, la Nadef sarà come un difficilissimo gioco di strategia dove sottrarre e aggiungere, sottrarre e aggiungere, potrebbero far cedere  i delicati e segreti equilibri sui quali si regge la maggioranza.

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