Siria, chi sono i curdi? Le origini e la storia di un popolo alla ricerca di uno Stato

Sparsi in cinque diversi Paesi, i circa 30 milioni di persone di etnia curda vivono in una delle regioni più volatili al mondo: il Kurdistan

Dopo l’annuncio del ritiro statunitense dalla Siria, la Turchia ha lanciato un’operazione militare in territorio siriano contro la regione curda nel nord est del Paese. La zona è controllata dalle Unità curde di protezione popolare (Ypg), una forza di difesa principale alleata degli Usa nella lotta contro l’Isis e braccio armato del Pyd, il partito siriano curdo. Obiettivo dichiarato della Turchia è quello di allontanare le forze curde dal suo confine e fermare le aspirazioni autonomiste del popolo curdo. Ma chi sono i curdi?


Le origini

La mappa realizzata da “The Kurdish Project” mostra la distribuzione della popolazione curda in Medio Oriente.

Il Kurdistan è una delle regioni più volatili al mondo. Con i suoi 30-40 milioni di persone, il gruppo etnico curdo è tra i più grandi e popolosi a non avere uno Stato. Sparsi in un territorio che tocca cinque nazioni diverse – Turchia, Siria, Iraq, Iran e Armenia – i curdi sono un gruppo tribale nomade iraniano e quindi proveniente dal grande ceppo delle popolazioni indo-europee. Accomunati da una lingua comune, i curdi sono a maggioranza musulmana sunnita nonostante convivano anche altre correnti religiose: come il sufismo.


Il sogno curdo

Dopo la fine della prima guerra mondiale, il trattato di Sèvres del 1920 – firmato tra le potenze vincitrici e Istanbul – segnò la dissoluzione dell’Impero Ottomano e lo smembramento dei suoi territori. Ai curdi fu promessa una nazione, una promessa mai rispettata dalle grandi potenze occidentali. La Turchia riuscì a ottenere una rinegoziazione con gli alleati occidentali, e nel 1923 attraverso il trattato di Losanna venne messo da parte il piano di uno Stato autonomo curdo e nacque la moderna Repubblica turca.

Gli anni ’80: le barbarie di Saddam e dell’Iran

Sostenitori del PKK chiedono la scarcerazione del leader curdo Ocalan. Beiruti, Libano, 15 febbraio 2019

Senza una terra, divisi in un territorio vasto che comprende cinque nazioni, il popolo curdo ha sofferto decadi di persecuzioni e violenze. Durante la guerra tra Iraq e Iran degli anni ’80 (1980-1988), il regime di Saddam sedò brutalmente le ribellioni curde a nord attraverso l’uso di armi chimiche. Decine di migliaia di curdi furono uccisi durante il conflitto, e centinaia di migliaia furono costretti a lasciare il Paese. A seguito dell’invasione irachena del Kuwait nella cornice della prima guerra del Golfo (1990-91) e la conseguente risposta americana, 1.5 milioni di curdi fuggirono nella vicina Turchia. Ankara chiuse i suoi confini, costringendo i curdi in un limbo al confine tra i due Paesi, risolto solo dall’intervento dell’Onu che garantì protezione alla popolazione curda in fuga. Un intervento che portò l’Iraq a consentire al governo regionale del Kurdistan di governare la parte del nord del Paese.

Anche In Iran i curdi sono tra le minoranze più perseguitate e rappresentano il terzo più numeroso gruppo etnico. Dopo aver inizialmente appoggiato la rivoluzione islamica del 1979, le richieste di autonomia curde furono brutalmente represse negli anni 80 e 90. Ma è in Turchia che vive il più alto numero di persone di etnia curda. Ankara è tra i maggiori oppositori alla creazione di uno stato curdo indipendente, tanto che la popolazione soffre da anni una brutale repressione etnica e culturale. In risposta alla chiusura di Ankara nel 1978, Abdullah Öcalan diede vita al movimento separatista curdo del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Durante la guerra turco-curda del 1984-1999 più di 40mila persone persero la vita.

La questione curda in Siria

Combattenti curde siriane e irachene appartenenti alle milizie delle Ypg. Sinjar, Iraq. 11 aprile 2018.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, al potere dal 2002, ha sempre adottato una robusta opposizione contro il nazionalismo curdo. Il ra’is turco non ha mai fatto mistero del suo obiettivo finale: eliminare il gruppo fondato da Abdullah Öcalan, il leader curdo in carcere dal 1999. L’irrisolta questione curda si è intensificata durante gli anni di Erdoğan creando tensioni ancora più profonde tra il governo e le aspirazioni indipendentiste del popolo curdo. Dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio del 2016, decine di giornali e organizzazioni di stampo filo curde sono state chiuse, più di 11mila insegnanti sono stati licenziati o sospesi.

Dallo scoppio della guerra siriana nel 2011, a preoccupare Ankara è la possibilità che il caos e il vuoto di potere creatosi nel nord-est della Siria possa avere conseguenze anche per la questione curda in territorio turco. Quando la rivolta siriana, ultimo capito dell’onda di proteste della primavera araba, si è evoluta in una guerra civile, i principali partiti curdi hanno evitato pubblicamente di schierarsi. A metà del 2012, le forze governative si sono ritirate per concentrarsi sulla lotta contro i ribelli altrove e i gruppi curdi hanno preso il controllo del territorio.

Il Rojava

Nel gennaio 2014, i partiti curdi – incluso il Partito democratico dell’Unione dominante (PYD) – hanno dichiarato la creazione di “amministrazioni autonome” nei tre “cantoni” di Afrin, Kobane e Jazira. Nel marzo 2016 è stata annunciata l’istituzione di un “sistema federale”, conosciuto come Rojava, che includeva principalmente aree arabe e turkmene catturate dall’Isis. La dichiarazione è stata respinta dal governo siriano, dall’opposizione siriana, dalla Turchia e dagli Stati Uniti.

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