Perché Conte ha attaccato Salvini dopo il Copasir, sapendo che la reazione sarebbe stata durissima?

di OPEN

Le due ipotesi dietro la controffensiva del premier dopo l’audizione sul Russiagate

C’è qualcosa che non torna nel fatto politico principale di ieri, l’audizione del presidente del consiglio Giuseppe Conte al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che tutti noi chiamiamo con l’acronimo Copasir.


Come si sa il premier che ha riferito e risposto alle domande dei dieci componenti del comitato in una seduta rigorosamente a porte chiuse, ha poi ampiamente illustrato quel che aveva detto in una conferenza stampa a Palazzo Chigi.


Ha spiegato che non aveva avuto nessun contatto diretto con la Casa Bianca o membri dell’amministrazione americana, e che i contatti per allestire i due incontri di Ferragosto e del 27 settembre a Roma tra l’Attorney General Barr e i vertici dei nostri servizi sono passati solo per le vie diplomatiche. Precisamente attraverso l’ambasciatore italiano a Washington, Varricchio, che peraltro è l’ex consigliere diplomatico di Renzi a Palazzo Chigi. Conte assicura che tutto è stato lineare e non ha incrociato temporaneamente la crisi e il cambio di governo, perché la richiesta Usa fu fatta già in giugno.

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La controffensiva di Conte

Ma poi il premier si è lasciato andare a un attacco, diretto e duro, contro il suo principale avversario (e accusatore): «Salvini deve rispondere, cosa ci faceva con Savoini e con le massime autorità di Mosca, il ministro dell’interno, il vertice dell’intelligence? Deve rispondere per dire se è idoneo o no a governare un paese».

Perché Conte ha sentito il bisogno di un attacco così duro proprio al leader del partito che esprime il presidente del Copasir (Volpi), dopo un’audizione a suo dire esauriente e senza rischi di code ulteriori. Perché scatenarne la prevedibile reazione, a maggior ragione a ormai pochi giorni dalle elezioni in Umbria su cui la Lega punta tanto?

Due ipotesi

Due sono i casi, visto che il premier è un uomo accorto, e si è lungamente preparato alla data di ieri: o Conte è al corrente di elementi pesanti sul Russiagate leghista (non dimentichiamo che conserva tuttora la delega ai servizi segreti), oppure l’audizione al Copasir non è stata affatto esaustiva, e Palazzo Chigi teme altri sviluppi.

Decisamente meno gettonata la tesi che in realtà l’uscita su Salvini sia servita solo a orientare i titoli di giornali e tg, spostando l’attenzione rispetto ai punti poco chiari della vicenda Usa-servizi verso le ombre dell’hotel Metropol. I titoli che Salvini e i suoi minacciano a questo punto di provocare, sui conflitti di interesse e le omissioni passate del premier riguardo alle ombre sul suo curriculum sarebbero obiettivamente più pesanti, e non solo in termini di comunicazione.

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