Il capo militare dei curdi conferma: «Col nostro contributo gli Usa hanno eliminato al-Baghdadi»

Secondo fonti delle Forze democratiche siriane, a prevalenza curda, sarebbe stato ucciso anche Abu Hassan al-Muhajir, portavoce dell’Isis e braccio destro del Califfo

Il Capo militare dell’esercito curdo di Siria con un tweet ha confermato che l’eliminazione del capo dell’Isis al-Baghdadi è avvenuta con un’operazione congiunta delle Forze Speciali americane e di quelle curde, al culmine di un lavoro coordinato di intelligence durato 5 mesi. Dopo tutto quello che è accaduto in queste settimane è molto indicativo che il tweet del Capo militare curdo sia rivolto direttamente al presidente americano Trump e alle forze armate Usa insieme a quelle curde: e in effetti, alla luce dell’operazione delle ultime ore, forse va riletta tutta la vicenda recente del ritiro delle forze americane dal nord della Siria.


Il presidente Usa ha dato ulteriori informazioni sulla morte di Al Baghdadi durante una conferenza stampa alla Diplomatic Reception Room della Casa Bianca. Il Califfo «si è fatto saltare in aria con una cintura esplosiva e ha ucciso tre dei suoi figli che erano con lui», ha affermato Donald Trump. Il leader dell’Isis sarebbe rimasto intrappolato nel tunnel che aveva tentato di utilizzare per fuggire. «Era un uomo malato e depravato, violento ed è morto come un codardo, come un cane, correndo e piangendo», ha affermato il capo della Casa Bianca, che ha assistito all’operazione dalla Situation Room, e ha aggiunto: «C’erano 2 mogli, entrambe indossavano giubbotti esplosivi, non li hanno fatti esplodere ma sono comunque morte».

Trump ha poi affermato che i risultati dei test del Dna hanno confermato che si trattasse effettivamente del corpo del leader dell’Isis. «I nostri soldati hanno dovuto rimuovere le macerie per arrivare al suo corpo perché con la sua esplosione era crollata la galleria dove si trovava», ha aggiunto. Da quello che è emerso dalle ricostruzioni del New York Times, è stata una delle mogli di Al Baghdadi ad aiutare la Cia, fornendo le informazioni chiave su dove si trovasse il leader dell’Isis. La donna, era stata arrestata insieme a un corriere del Califfo la scorsa estate, e sembra abbia rivelato la posizione del marito durante un interrogatorio.

Ucciso anche il braccio destro del Califfo

Secondo fonti delle Forze democratiche siriane, a prevalenza curda, Abu Hassan al-Muhajir, portavoce dell’Isis e braccio destro di Abu Bakr alBaghdadi, è stato ucciso nel nord della Siria.In precedenza il loro comandante, Mazloum Abdi, aveva riferito su Twitter che «Al-Muhajir, braccio destro di al Baghdadi e portavoce dell’Isis era stato preso di mira nel villaggio di Ain al-Baydah, vicino a Jarablus, in un’operazione coordinata tra l’intelligence delle Forze democratiche siriane e le forze armate americane».

Anche Rita Katz, direttrice del sito che monitora la propaganda jihadista, Site, ha reso noto che il portavoce dell’Isis sarebbe stato ucciso in un’operazione degli americani diversa da quella che è costata la vita ad al Baghdadi. Il raid contro al-Muhajir sarebbe stato effettuato nel nord della Siria, nella provincia di Aleppo. La Katz rileva che una conferma sulla morte è più difficile, perché l’Isis non ha mai diffuso notizie su di lui. Il suo ultimo messaggio risale al marzo di quest’anno, quando aveva ironicamente contestato la dichiarazione di vittoria degli Usa sull’Isis. In quell’occasione, al-Muhajir aveva anche condannato le due sparatorie nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, ad opera di un australiano di estrema destra.

Le conferme precedenti

A poche ore dall’annuncio dell’uccisione del leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, il comandante in capo delle Forze democratiche siriane (Fds), composte anche di milizie curde, Mazloum Abdi, ha pubblicato un tweet i cui parlava di «un’operazione storica di successo» che era stata «portata a termine a seguito del lavoro congiunto di intelligence con gli Stati Uniti».

Pochi minuti dopo Mustafa Bali, il capo ufficio stampa delle SDF ha aggiunto ulteriori dettagli: «L’operazione di successo e efficace portata avanti dalle nostre forze è l’ennesima prova delle capacità anti-terroristiche di SDF. Continuiamo a lavorare con i nostri partner nella coalizione globale che combatte contro il terrorismo dell’Isis».

I messaggi sono arrivati dopo che diverse fonti hanno confermato che un villaggio nella zona di Barisha a Idlib, nel nord della Siria, è stato bombardato per un’ora e mezza da elicotteri, seguito dalla diffusione della notizia della presenza di al-Baghdadi. Né Abdi né Bali hanno confermato direttamente il coinvolgimento di Fds nell’uccisione di al-Baghdadi, ma i loro tweet potrebbero essere una conferma non-ufficiale del loro coinvolgimento.

Anche la Turchia reclama una parte del merito

Dopo l’annuncio del SDF, anche la Turchia sostiene di aver giocato un ruolo nell’operazione che ha portato all’uccisione di al-Baghdadi. Per il ministero della Difesa Turco, «La Turchia ha scambiato informazioni e si è coordinata con gli Stati Uniti prima dell’operazione americana per uccidere il capo dell’Isis nel nord della Siria».

Le forze coinvolte nel raid

Secondo un alto funzionario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, intervistato dall’emittente statunitense in lingua araba al Hurra, sarebbero stati i militari del corpo élite americano dei Navy Seal ad aver portato a segno l’operazione contro al-Baghdadi nella Siria nordoccidentale. Parlando in anonimato, lo stesso funzionario ha attribuito ai servizi segreti americani il merito di aver confermato la posizione dell’ex leader dell’Isis. Citando fonti della Difesa, il media americano CNN aveva parlato di un coinvolgimento della CIA (Central Intelligence Agency) nell’operazione.

Nuove immagini dalla presunta “tana” di al-Baghdadi

Dopo il primo video che mostrerebbe il risultato del raid ai danni di al-Baghdadi nella provincia nord-occidentale di Idlib, spunta un secondo filmato dei resti di una macchina andata in fiamme nelle vicinanze della presunta tana di al-Baghdadi, un’altra possibile prova del bombardamento effettuato dalle forze americane.

Il “tradimento” di Trump

Le milizie curde sono stati alleati fedeli degli Stati Uniti durante la campagna contro l’Isis e la decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane dal nordest della Siria, liberando il campo all’invasione della Turchia, è stata considerato da loro un tradimento. Secondo Newsweek Trump ha approvato l’operazione contro al Baghdadi una settimana fa, ovvero attorno al 20 ottobre, verso la fine dell’accordo raggiunto con la Turchia per il cessate il fuoco (di cinque giorni). La decisione di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria risale invece al 7 ottobre.

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