Elezioni nel Regno Unito, gli exit poll: netta affermazione dei conservatori con 368 seggi a Johnson

ll premier Tory, succeduto a Theresa May, è alla ricerca di un rafforzamento della sua maggioranza per procedere senza intoppi verso l’uscita dall’Unione europea del prossimo 31 gennaio

A tre anni e mezzo di distanza dal referendum del 2016 sulla Brexit, il Regno Unito è stato chiamato alle urne da Boris Johnson. Il premier Tory, succeduto a Theresa May, è alla ricerca di un rafforzamento della sua maggioranza per procedere senza intoppi verso l’uscita dall’Unione europea del prossimo 31 gennaio. Una sfida che lo vede contrapposto al candidato laburista Jeremy Corbyn. I primi exit poll danno Johnson a 368 seggi e Corbyn a 191 seggi.


I risultati in tempo reale

La mappa del voto

La reazione di BoJo

«Grazie a tutti coloro che nel nostro grande Paese hanno votato, si sono offerti volontari, si sono presentati come candidati. Viviamo nella più grande democrazia del mondo», ha twittato Boris Johnson alle 23.25.


Dall’Italia esulta anche Matteo Salvini per il netto vantaggio dei conservatori agli exit poll: «Vai, Boris, vai! – gioisce il leader della Lega – Sinistra sconfitta anche in Gran Bretagna!».

Il futuro del Regno Unito

Due visioni diverse e lontane sul futuro del Regno Unito, e sulla sua permanenza o meno nell’Ue. Ma i risultati ufficiali, e l’assegnazione dei seggi, restano appesi allo scrutinio che si completerà solo verso l’alba sul verdetto che conta: la maggioranza assoluta ai Tory del premier o spazi di manovra a sorpresa per il fronte dei partiti – in primis il Labour a trazione socialista di Jeremy Corbyn – che si sono impegnati a convocare un secondo referendum sull’addio a Bruxelles. Nei giorni scorsi, il premier ha suscitato indignazione dicendo in un’intervista che gli stranieri residenti «hanno considerato per troppo tempo il Regno Unito come casa loro», dopo essere più volte tornato ad avvicinare, come già aveva fatto durante la campagna per il referendum sull’uscita dall’Ue, l’immigrazione al terrorismo. Tuttavia, anche la posizione di Corbyn in merito alla Brexit rimane ambigua. Nessuno sa dire se davvero se il candidato dei labour realizzerebbe la Brexit oppure no.

Fino all’ultimo il suo piano è quello di rinegoziare l’accordo con l’Europa per poi portarlo ad un secondo referendum. Lui stesso, in tal caso, promette la propria “neutralità”. Intanto ha battuto sui temi sociali a lui più cari: il Sistema sanitario, le emergenze abitative, l’istruzione. Tra i punti più controversi del suo programma, quello di nazionalizzare l’energia, la rete idrica, la posta e le ferrovie: unico modo, a suo dire, per raggiungere gli obiettivi necessari alla difesa del clima. Padre di tre figli e sposato tre volte, dai suoi sostenitori è considerato un politico “sincero”, che non ricorre “agli sporchi trucchi” dei suoi contendenti.

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