Vola la raccolta fondi per far suonare il Big Ben allo scoccare della Brexit. Ma potrebbe essere tutto inutile

L’iniziativa – benedetta pochi giorni fa anche dal premier britannico Boris Johnson in persona – è stata bocciata da una commissione parlamentare

La degna conclusione di una vicenda come la Brexit? Per far suonare il Big Ben di Londra sono stati raccolte in poche ore più di 80mila sterline – quasi 100mila euro. I fondi servirebbero per pagare i costi della riapertura della famosa campana più grande della torre dell’orologio del palazzo di Westminster, ora in restauro, e consentire di farla suonare a festa alle 23 ora locale del 31 gennaio prossimo. Ovvero allo scoccare della ufficializzazione della Brexit. Ma la raccolta fondi on line – finita anche sul New York Times – sembra destinata a essere vana.


L’iniziativa – benedetta pochi giorni fa anche dal premier britannico Boris Johnson in persona – è stata infatti bocciata da una commissione parlamentare e poco potrebbe fare a questo punto Downing Street. Non sono mancate le proteste del deputato euroscettico oltranzista – e tra i promotori della raccolta fondi — Tory Mark Francois: in 48 ore i sostenitori della causa avevano già inviato 80mila sterline in micro donazioni, ha spiegato, e il denaro stava continuando ad «affluire senza sosta».


In copertina il ‘Big Ben’, Londra, 15 gennaio 2020. EPA/Will Oliver

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