Egitto, esame del ricorso per Zaki: oggi si decide sulla scarcerazione dello studente di Bologna

I giudici dovranno decidere se la custodia cautelare di 15 giorni è una misura congrua: se non accoglieranno il ricorso dei legali del ragazzo, il 22 febbraio potrebbero addirittura prorogare il periodo di detenzione

Era atterrato al Cairo per andare a salutare i suoi genitori. Sarebbe rimasto in Egitto solo qualche giorno prima di tornare a Bologna, dove il 27enne sta frequentando un master in Studi di genere e delle donne. Patrick George Zaki, appena ha rimesso piede in Egitto, è stato arrestato, torturato, spostato in diverse strutture carcerarie e minacciato più volte da uomini in divisa.


È la giustizia egiziana. E, forse, è quella che molti Stati definirebbero la dittatura di Al Sisi, se non fosse per gli accordi commerciali e gli interessi economici. Quattro anni fa, vittima del clima di terrore e della repressione del libero pensiero cadde Giulio Regeni. Oggi, in carcere con i segni delle torture e privato di alcuni diritti fondamentali, c’è Zaki.


Al palazzo di giustizia di Mansura, la mattina del 15 febbraio, si celebra l’udienza di riesame per decidere del provvedimento di custodia cautelare di Zaki. Le autorità egiziane hanno ritenuto «propaganda eversiva» l’attivismo del ragazzo in materia di diritti e disuguaglianze. I legali del ragazzo hanno fatto ricorso contro la detenzione di due settimane decisa lo scorso 8 febbraio.

Se il ricorso sarà accolto, Zaki verrà scarcerato. Altrimenti resta fissata l’udienza del 22 febbraio in cui i giudici decideranno se prorogare o meno la custodia cautelare di altri 15 giorni in base all’eventuale necessità di ulteriori indagini.

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