Coronavirus, Viminale: «Chi viola la quarantena rischia il carcere». Lamorgese invia la direttiva ai prefetti

L’ordinanza del ministero dell’Interno interviene per rendere omogenee le iniziative regionali sui provvedimenti contro chi viola le disposizioni del governo

Chi viola la quarantena rischia anche il carcere. Lo prevede la nuova direttiva inviata dal Viminale ai prefetti. La sanzione per chi viola le limitazioni agli spostamenti è quella prevista in via generale dal 650 cp (con una pena prevista di arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino 206 euro), «salvo che non si possa configurare un’ipotesi più grave quale quella prevista dall’articolo 452 del codice penale: delitti colposi contro la salute pubblica, che persegue tutte le condotte idonee a produrre un pericolo per la salute pubblica».


La stessa ministra dell’interno Luciana Lamorgese, dopo le critiche alle disposizioni prese dalle singole regioni del sud, aveva fatto sapere di essere al lavoro su una direttiva ai prefetti «per dar attuazione uniforme e coordinata delle disposizioni del Dpcm» con le misure per il contenimento del coronavirus «che investono profili di ordine e sicurezza pubblica».


L’esodo

La grande fuga notturna, dal Nord al Sud, di meridionali espatriati per ragioni lavorative e di studio, (di fronte alle notizie di stampa che riportavano le bozze di decreto che avrebbero poi effettivamente chiuso Lombardia e 14 province) con il rischio di portare il contagio con loro in quelle regioni di provenienza per il momento ancora molto limitatamente colpite dall’epidemia di Coronavirus, ha trovato più di una risposta istituzionale. Di “contenimento”.

Anche il governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti ha disposto in un’ordinanza che «tutte e persone che nei quattordici giorni antecedenti alla data di pubblicazione del DPCM 8 marzo 2020 hanno fatto ingresso» nelle zone rosse, dovranno obbligatoriamente «osservare la permanenza domiciliare, il divieto di spostamenti e viaggi e di rimanere raggiungibile per ogni eventuale attività di sorveglianza fino alla valutazione a cura del Dipartimento di Prevenzione».

L’appello del governatore della Puglia

In nottata era arrivato l’appello, accorato, del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che su Facebook aveva chiesto ai pugliesi in viaggio di non proseguire. «Vi parlo come se foste i miei figli, i miei fratelli, i miei nipoti, scrive Emiliano ai pugliesi messisi in viaggio. Fermatevi e tornate indietro. Scendete alla prima stazione ferroviaria, non prendete gli aerei per Bari e per Brindisi, tornate indietro con le auto, lasciate l’autobus alla prossima fermata. Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana scappando per prevenire l’entrata in vigore del decreto legge del Governo».

Dopo l’appello il governatore ha disposto l’obbligo di quarantena fiduciaria per 14 giorni per chi decida comunque di tornare dalle zone rosse del nuovo Dpcm. Alla misura di Emiliano hanno fatto seguito quelle di Molise, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Campania e Sicilia.

A fare rispettare la disposizione del governatore della Puglia saranno i prefetti che assicureranno «l’esecuzione delle misure disposte». Ma il Viminale in una nota aveva appunto precisato che «ferma restando l’autonomia di ciascun ente nelle materie di competenza nei limiti della legislazione vigente», le ordinanze delle Regioni contenenti delle direttive ai prefetti relative all’emergenza coronavirus «non risultano coerenti con il quadro normativo».

In copertina ANSA / Ettore Ferrari | La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante il convegno promosso dalla Coldiretti contro il caporalato a Palazzo Rospigliosi, Roma, 18 febbraio 2020.

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