In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀCoronavirusItaliaMedicinaSanità

«Non vorremmo che la confusione sui dati nascondesse una Caporetto della sanità pubblica». Le accuse dei medici di medicina generale

28 Marzo 2020 - 14:35 Valerio Berra
Le dichiarazioni sono di Paola Pedrini, segretario della Fimmg. Già negli scorsi giorni aveva spiegato che i contagi sono molti di più di quelli che vengono riportati

«Non vorremmo che la confusione sui dati servisse a nascondere la responsabilità dei generali nella Caporetto della sanità pubblica italiana». Paola Pedrini, segretario della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) lancia un attacco a tutte le istituzioni che stanno gestendo l’emergenza Coronavirus, un attacco che si concentra soprattutto sulla diffusione dei dati: «Ci chiediamo se chi gestisce i numeri è solo incompetente, se vive in un universo parallelo o se ci sta marciando».

Pedrini spiega che la riduzione dei numeri dei contagiati non va letta solo come un segnale positivo: «È vero. Le richieste dei pazienti ai medici di famiglia, almeno in Lombardia, sembra si stiano riducendo, ma siamo molto preoccupati che questa notizia tragga in inganno l’opinione pubblica.
Sta passando un messaggio sbagliato, veicolato anche da alcuni dirigenti delle aziende sanitarie: diminuiscono gli accessi al Pronto Soccorso quindi la gente ha paura di andarci o i medici di famiglia li mandano troppo tardi».

E quindi, perchè ci sarebbero meno pazienti ospedalizzati adesso? Per Pedrini la risposta è da cercare tra i camici bianchi, non fuori: «Prima si facevano i tamponi solo ai ricoverati, da qualche giorno si fanno ai ricoverati e agli operatori sanitari sintomatici, che sono quasi tutti ovviamente positivi anche se con pochi sintomi».

Nei giorni scorsi Pedrini aveva già lanciato un allarme sui dati, spiegando che quelli che mancavano da conteggiare erano tutti i contagi sommersi, quelli che sono positivi ma non hanno un tampone a dimostrarlo: «I contagi sommersi, che non entrano nelle statistiche dei casi confermati, sono tantissimi visto che i tamponi non si fanno. Se nelle prime settimane potevamo stimare che i malati reali fossero 5 volte di più, ora sono 10 volte di più senza dubbio».

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti