Coronavirus, cresce la rabbia: «Non abbiamo soldi per mangiare». E sul web c’è chi inneggia alla rivolta

Assalto al supermercato di Palermo, donna disperata davanti a una banca, un gruppo Facebook che inneggia alla rivolta. La situazione rischia di sfuggire di mano e i più colpiti saranno i giovani e chi lavora in nero e senza tutele

La situazione rischia di sfuggire di mano: il timore è che presto l’Italia si troverà a fare i conti non solo con l’emergenza sanitaria del Coronavirus ma anche con con gli effetti negativi sull’economia e dunque sul lavoro. I più colpiti sono i giovani e chi lavora in nero: e i poveri – questo il rischio – diventeranno sempre più poveri. E ci sono già i primi casi che fotografano, in maniera inequivocabile, un’Italia senza soldi, stremata, che rischia di non potersi più permettere nemmeno di andare a fare la spesa.


Commercianti, camerieri e muratori in nero

In primo luogo ci sono i commercianti, le badanti, i camerieri o i muratori che vivono alla giornata, che non hanno un contratto, che lavorano in nero. Le partita iva, ad esempio, dovranno accontentarsi di un bonus una tantum di 600 euro ma sopravvivere, qualora la situazione dovesse perdurare, non sarà semplice. Con 600 euro a malapena potranno pagare affitto e bollette, e al resto chi ci penserà? «Sopravvive solo chi ha qualcosa da parte, il resto fanno già fatica» ci spiegano dalla Caritas dove in questi giorni sono aumentate le richieste di aiuto.


Rom, circensi e badanti

«Stanno aumentando le richieste di beni di prima necessità alla Caritas – ci spiega don Andrea La Regina – gente che mai era venuta nei nostri “empori”, oggi ci chiede aiuto. I nuovi poveri sono quelli che non avevano tutele, che lavoravano in nero, penso ad esempio alle badanti che non possono più andare ad accudire gli anziani. A loro bisognerà dare presto delle risposte». Ma è importante «non scordarsi dei circensi, dei rom e dei senza fissa dimora». Una tragedia immane.

La disperazione di Mariaelisa

Ma c’è anche chi, da una vita, mantiene tutta la sua famiglia grazie a un negozio di bomboniere, a Bari. Lei si chiama Mariaelisa e, in questo video, chiede disperatamente aiuto a una banca, chiusa al pubblico: «Non ce la faccio più, ci stanno affamando. Non abbiamo più soldi nemmeno per mangiare». Chiede solo 50 euro, quelli che servono appena per fare la spesa. Ad aiutarla, però, ci pensa un passante che le dona qualcosa.

Nella loro stessa condizione ci sono anche parrucchieri ed estetiste, solo per fare qualche esempio. Molti di loro potranno incassare un contributo di 600 euro ma questo non basterà certo per far fronte a tutte le spese. Intanto arriva la promessa del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che, nel corso della cabina di regia, ha annunciato alle opposizioni di voler rafforzare, nel decreto di aprile, i 600 euro dati ai lavoratori autonomi.

Il peggio deve ancora venire

Come ci spiega Angelo Pedrini di Sial Cobas, il peggio deve ancora venire: «Molti hanno percepito lo stipendio del mese precedente tra il 10 e il 15 febbraio. E quindi in questi giorni stanno fronteggiando così l’emergenza. E poi? Cosa succederà da aprile?». A preoccupare non sono tanto le categorie di lavoratori, che rientrano nel decreto Cura Italia, quanto «gli stagisti, i braccianti agricoli non in regola, chi veniva pagato in nero», alla giornata. Non lavorando più, non percepirà più un euro.

«Io, lavoravo in un bar, a casa da quattro settimane senza un euro»

«Io sono un bartender, lavoravo in una discoteca con contratto di somministrazione. Sono a casa da quattro settimane, per la chiusura del locale, non ho altre entrate economiche, non percepisco nessun sussidio, ma devo pagare bollette di luce e gas. Come dovrei fare?» dice Alex. Ogni giorno – aggiunge – manda curriculum ai supermercati, sperando che qualcuno lo chiami, ma finora nessuna risposta. «Andando avanti così, ci sarà un’insurrezione generale», si sbilancia. Senza considerare poi i freelance o gli studenti fuorisede, bloccati al Nord, senza poter lavorare, senza poter andare all’università e con tante spese sulle spalle.

Assalto al supermercato

E i primi segnali ci sono già stati. A Palermo, ad esempio, un supermercato Lidl è stato preso d’assalto da gente indigente che, dopo aver riempito i carrelli di generi alimentari di ogni tipo, ha provato a forzare le casse perché senza soldi. Sono dovute intervenire le forze dell’ordine.

Ignazio Marchese per Ansa | Assalto al supermercato Lidl di Palermo

Gruppo Facebook che inneggia alla rivolta

Infine, è stato aperto un gruppo Facebook in cui in molti stanno inneggiando alla rivolta: «Facciamo una guerra subito», «Io sono pronto, ditemi quando e dove», «Dobbiamo andare a distruggere il Parlamento», «Dobbiamo rompere tutti i supermercati e se vengono gli sbirri “i scannamu”», «Chi per giorno 3 aprile è pronto alla guerra lo scriva qui sotto e facciamo gruppo», «Per farci sentire dobbiamo razziare i supermercati, come fanno in Siria e in Spagna, la protesta vera e propria è questa, così capiscono a cosa siamo arrivati».

Open | Uno dei post pubblicati nel gruppo che inneggia alla rivolta

Foto in copertina di repertorio: Juan Carlos Hidalgo | Epa

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