Coronavirus, le autorità bloccano i cittadini in uscita dall’Hubei dopo la quarantena. Scoppia una rivolta al confine – Il video

La mitigazione delle misure anti-COVID ha riaperto alla mobilità individuale e, a partire dal 25 marzo, è iniziato l’esodo di cittadini dalla regione focolaio della pandemia

La riapertura dell’Hubei, la regione cinese focolaio della pandemia globale di Coronavirus, è stata accompagnata negli ultimi giorni da scontri e tensioni tra cittadini e autorità. Anche se i casi di contagio sembrano essere in diminuzione in Cina, non cala la paura. Il 27 marzo una sommossa spontanea è scoppiata al confine tra le province dello Hubei e dello Jiangxi, tra cittadini che aspettavano di poter uscire dalla regione al termine della quarantena e le forze dell’ordine dello Jiangxi che li hanno bloccati.


La rivolta ha avuto luogo nella contea di Huangmei nello Hubei, sul lungo ponte che attraversa il fiume Yangtze e che conduce alla città di Jujiang, nella provincia dello Jiangxi. Diverse migliaia di cittadini avrebbero attaccato la polizia, picchiando gli agenti e devastando i mezzi delle forze dell’ordine. Alcune di queste scene sono state riprese dai cittadini con i telefonini e diffuse successivamente sul web. Le tensioni si sarebbero ripetute anche nelle ultime ore, come mostra il video dell’Agenzia Vista.


I controlli

Dopo una quarantena iniziata a fine gennaio e l’introduzione di misure anti-contagio molto restrittive – come il ricovero di pazienti malati in diverse cliniche COVID in base al genere, pratiche che hanno diviso intere famiglie -, dal 25 marzo la mitigazione delle misure restrittive ha permesso la parziale ripresa degli spostamenti individuali. A Wuhan, città capoluogo di Hubei, dove vivono circa 11 milioni di cittadini su un totale di 60 milioni, le restrizioni però continuano e dureranno fino all’8 aprile. Ma in Cina ci sono ancora i posti di blocco e in diverse città si pratica l’auto-isolamento. I cittadini di Hubei vengono visti con sospetto e, come scrivono i media internazionali, sono stati riportati dei casi in cui veniva proibito loro di rientrare a casa o alloggiare negli hotel in altre regioni.

Il graduale ritorno alla normalità a Hubei avviene sotto l’attento sguardo della autorità. I controlli non sono finiti. Per esempio ai passeggeri delle sei linee delle metropolitana viene chiesto di scansionare i codici QR con i dati personali e di controllare la temperatura corporea – in 182 stazioni sono state installate 200 apparecchiature intelligenti a infrarossi per il monitoraggio della temperatura – prima di entrare nelle stazioni della metropolitana, oltre ad indossare le consuete mascherine.

I nuovi contagi

Sabato la Cina ha registrato 45 nuovi casi di contagio da coronavirus, di cui 44 importati – così recitano i comunicati ufficiali – e uno nella provincia dell’Henan. Secondo la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) le infezioni di ritorno sono salite a 693. L’incertezza e i dubbi riguardo la veridicità delle statistiche ufficiali, come anche del reale numero dei morti a Wuhan su cui indaga anche la stampa cinese, sono ragione di ulteriori tensioni che si sommano alle frustrazioni dei cittadini per le misure restrittive sopportate durante la quarantena e che sfociano in momenti di tensione e di scontro come al confine tra l’Hubei e lo Jiangxi.

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