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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Normale la differenza tra l’andamento dei positivi e dei morti. Lombardia e Piemonte sono indietro»

22 Aprile 2020 - 21:55 Olga Bibus
Il ricercatore del Cnr ha elaborato uno studio che mette in relazione l'evoluzione temporale dell'epidemia con quella spaziale. La ricerca spiega come l'epidemia abbia colpito maggiormente il Nord e come poi si sia propagata verso le altre regioni

Continua il calo dei nuovi positivi in Italia, scende anche il numero dei nuovi morti, anche se in modo meno consistente: più di 400 persone al giorno continuano a perdere la vita a causa del Coronavirus. Che ci sia un andamento diverso tra i due dati è normale, spiega Giovanni Sebastiani, matematico e ricercatore del Cnr. «Il lasso di tempo da quando un individuo viene infettato a quando muore può variare, positivi e morti sono due fenomeni che non vanno di pari passo: i cambiamenti avvengono prima per quanto riguarda i nuovi casi e solo in un secondo momento li vediamo anche nel dato delle vittime».

Nel Paese, tra le 107 province soltanto due non hanno ancora raggiunto il picco (Brindisi e Asti), ma le regioni non marciano tutte alla stessa velocità: Lombardia e Piemonte sono indietro. In queste regioni c’è poi una differenza tra province: Verbano-Cusio-Ossola vede un andamento positivo, Asti aveva raggiunto il picco, ma l’ha perso. Lo stesso in Lombardia dove Como e Varese sono indietro: hanno raggiunto il picco, ma la discesa è lenta.

Sebastiani, che si occupa di studiare l’applicazione di modelli statistici alla medicina, ha elaborato uno studio che mette in relazione l’evoluzione temporale dell’epidemia con quella spaziale. «Sono partito da Bergamo, dove l’epidemia è esplosa per prima, e ho seguito l’andamento nello spazio e nel tempo, realizzando una mappa. È emerso che il fronte d’onda si è propagato stabilizzandosi a circa 280 chilometri. Questo significa che l’epidemia ha raggiunto tutto il Paese, ma non con la stessa intensità che è stata superiore al Nord».

Nelle regioni settentrionali infatti la concentrazione è maggiore. Andamento che si ripete anche dal punto di vista temporale. In sostanza, lo studio ha permesso di provare che l’epidemia non ha colpito in modo uguale tutte le regioni e ha permesso di ricostruire in modo più preciso questo andamento.

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