Coronavirus. Il video dei complottisti «Le bare di Bergamo non erano vere?»

Due noti complottisti hanno messo in dubbio le bare e i decessi a Bergamo. Ecco cosa hanno detto e cosa c’è dietro in realtà

In questi giorni circola un video, dal titolo «Le bare di Bergamo non erano vere?», relativo a una diretta streaming con Tommaso Minniti (Tommix) e Pamela Carminati (Pam Morrigan) dove mettono in dubbio ciò che sta succedendo a Bergamo a causa del Coronavirus.

Le foto di Lampedusa e quelle vere

Pamela Carminati, che nel video dichiara di operare nel campo funerario nel bergamasco (alcuni l’avevano definita «titolare» di un’azienda), racconta del caso delle foto delle bare di Lampedusa spacciate per quelle di Bergamo:

Nei primi giorni ti sbattevano in televisione le bare accatastate di Bergamo. Lasciamo perdere che abbian fatto veder le bare di Lampedusa e non hanno portato rispetto, né per i morti di Lampedusa né per i morti di Bergamo.

[n.d.r. Dopo l’intervento di Tommix] Han fatto vedere le 340 bare di Lampedusa e le hanno cambiate Bergamo. Hanno fatto vedere delle immagini della terapia intensiva di Bergamo quando invece era la terapia intensiva di New York. Cioè, non venitemi a dire che avevano bisogno di far vedere delle bare per fare un esempio. No, è stata programmazione neurolinguistica da quattro soldi.

Le foto relative a Lampedusa erano iniziate a circolare intorno al 18 marzo 2020, erano state diffuse sui social e da qualche piccolo media online che le ha notate cascandoci, non dalle grandi testate giornalistiche o dalle televisioni nazionali. Non risulta che le foto di Lampedusa fossero state diffuse tempo prima di quelle vere di Bergamo.

Uno dei meme diffusi per accusare il presunto complotto delle foto.

Le foto delle bare del cimitero di Bergamo erano state diffuse e pubblicate il 18 marzo 2020 come questa sotto riportata:

Bare deceduti nella chiesa di ogni santi nel cimitero di Bergamo e nella tenda protezione civile cliniche Gavazzeni Humanitas, Bergamo, 18 marzo 2020. ANSA/TIZIANO MANZONI

Non solo foto, possiamo vedere anche da Youtube un video del 15 marzo 2020 relativo alle bare disposte all’interno della chiesa del cimitero di Bergamo:

Tornando ancora più indietro, il 14 marzo 2020 erano state mostrate le foto e i video degli operatori delle pompe funebri all’opera per portare presso il cimitero le numerose bare. Quattro giorni prima della diffusione delle foto di Lampedusa spacciate per Bergamo.

Le pompe funebri ridotte

Pamela continua:

Quando avete visto le 20-30 bare fuori dal cimitero di Bergamo, si c’erano, ma erano bare che stavano aspettando di essere portate via da 10 e passa giorni. E lo sai cos’è successo i primi giorni di questa epidemia? Hanno chiuso, hanno fatto chiudere il 47% delle pompe funebri della bergamasca. Il 47%, vuol dire che la metà erano all’attivo, dunque quando vedevate questi necrofori, becchini nel termine, e magari ti dicevano che sono passati a fare 1-2 funerali al giorno e dovevano magari potare via 4 bare al giorno, per forza! Perché già come numero eravamo la metà! Eravamo perché è il mio mondo, è il mio lavoro.

Si riscontrano numerose testimonianze riguardo le difficoltà di gestire il gran numero di morti e della difficoltà anche personali degli stessi operatori funerari. In un articolo del 13 marzo 2020 di PrimaBergamo.it viene riportata la lettera che il 12 marzo il Centro Funerario Bergamasco aveva scritto al Prefetto, al direttore dell’Ats e alla Protezione Civile:

Il personale è allo stremo delle forze, lavorano praticamente 24 ore al giorni quasi in assenza di DPI, introvabili sul territorio italiano e internazionale. Richiediamo pertanto che venga immediatamente attivata un’unità di crisi che ci aiuti a gestire i cadaveri. Alcune altre imprese della zona hanno già chiuso perché tutti malati.

Dunque, non risulta che siano state chiuse da qualche «manina» le pompe funebri, ma che abbiano cessato di operare perché in mancanza di una situazione di sicurezza si erano ammalati. In un’intervista a Fanpage del 19 marzo, un operatore sanitario aveva riportato che alcuni colleghi erano recentemente deceduti.

I militari e le «bare che puzzavano»

Secondo Pamela la chiamata dei militari era dovuta alla «puzza»:

Abbiamo dovuto chiamare i camion militari, questo non ve lo dicono perché si vergognano di quello che hanno fatto, ok? Hanno dovuto chiamare i camion militari perché le bare puzzavano e non potevamo trasportarle nei nostri carri funebri.

Risulta che le bare poste nel cimitero e successivamente trasportate dai mezzi militari (senza gravare i costi alle famiglie dei defunti) erano destinate alla cremazione, cosa che risultava difficile a Bergamo visto che le imprese funerarie non erano in grado di soddisfare tutte le richieste:

Per varie ragioni, in parte anche sanitarie, la maggior parte delle famiglie dei morti per COVID-19 sta scegliendo la cremazione. Ma l’unico forno di Bergamo, di proprietà privata e annesso al cimitero, non riesce a gestire l’enorme afflusso di salme, pur lavorando in questi giorni a ciclo continuo: ha una capacità di poco più di venti salme al giorno. È il motivo per cui il comune ha chiesto all’esercito di trasportare ai forni di altre città decine di bare, che erano state sistemate nell’attesa in alcune camere mortuarie comunali.

Le bare non mancavano? I morti erano reali?

Pamela racconta a Tommaso Minniti che a nessuno dei suoi colleghi erano mancate le bare negli ultimi mesi:

Pamela: «Però, voglio salutarti dicendoti una cosa. Nessuno dei miei colleghi ha avuto una mancanza di bare in questi mesi.»

Tommaso: «Quindi vuol dire che forse i numeri non sono quelli che ci raccontano.»

Pamela: «O per lo meno. O per lo meno. Sono i numeri che negli anni passati hanno sempre fatto la media.»

Il 24 marzo 2020 in un articolo dell’Eco di Bergamo era stato riportato il contrario, ossia che mancavano proprio le bare:

Esiste poi un problema molto pratico relativo alle sepolture: «Non è semplice reperire le bare. Nei giorni scorsi ne abbiamo ordinate un quantitativo, ma la ditta veneta non avrebbe potuto consegnarle. Quindi siamo andati con il furgoncino a prenderle. Delle sessanta richieste ce ne hanno date solo 30. Siamo al collasso».

In merito al numero dei decessi, sono gli stessi operatori funerari che in tutto il periodo hanno raccontato come il loro operato era aumentato in maniera esponenziale.

I vaccini

Pamela e Tommaso sono noti nell’ambiente antivaccinista. Nel finale di spezzone del video viene posta l’attenzione sui vaccini antinfluenzali per sostenere che siano stati la causa di numerosi malori e di un presunto «boom di bare bianche» a Bergamo. Oltre a non trovare riscontro in merito ad un presunto elevato numero di decessi tra i minori nella provincia di Bergamo, Pamela non porta in alcun caso prove per sostenere che una di queste presunte morti siano dovute al vaccino antinfluenzale.

La reazione di Bergamo e la denuncia

In questo momento i profili di Pamela non sono online. Secondo i suoi fan potrebbe essere stata «oscurata dal regime», ma forse li ha oscurati la stessa a seguito delle critiche e degli attacchi da parte dei suoi concittadini. Ecco un post nel gruppo Facebook «Salviamo gli alberi di Piazza Dante e di Bergamo! #Bergamonondimentica» dove, oltre ad essere pesantemente attaccata, le veniva fatto l’invito ad andarsene:

Chiedo Scusa a tutti quelli che hanno perso il padre, la madre, un fratello, una sorella. O forse uno zio. O forse un’amica. Il vicino di casa. Il collega. Il compagno di scuola. Chiedo scusa ai medici, agli infermieri, a tutto il personale sanitario. Agli Alpini. Alle Forze dell’Ordine. Chiedo Scusa a tutti i morti.

Per un attimo ho sperato che tutto questo dolore portasse nelle coscienze delle persone una piccola luce. Il rispetto per la vita, l’amore, la consapevolezza. La voglia di credere che possiamo ricostruire un mondo migliore…

Ma in questa immane tragedia, qualcuno gioisce… perchè finalmente ha trovato l’opportunità per un attimo di gloria. Sedicenti giornalisti, sedicenti scienziati e virologi, sedicenti professionisti in ambito sanitario, sedicenti politici. Sedicenti sciacalli.

Vi invito a guardare questo video. Un oltraggio falso, spregevole, senza ritegno, alla nostra città.

Pam Morri esci da questo gruppo.

Chi vuole Segnalare anche il video originale…visto che l’altro è stato oscurato…

Quel che è certo è che a Pam è giunta la notizia che il Comune di Bergamo ha avviato le pratiche per una denuncia nei suoi confronti:

Affermazioni “forti” e soprattutto “false”. Che “non solo ledono l’immagine della città”, ma rappresentano anche “un oltraggio al dolore di migliaia di bergamaschi che hanno subito la tragedia del lutto e la perdita dei loro cari”. Così l’assessore ai Servizi cimiteriali del Comune di Bergamo, Giacomo Angeloni, motiva la denuncia che l’amministrazione ha presentato nei confronti di una donna, protagonista delle affermazioni in questione in un video su Youtube.

A condividere il video, senza spiegarne le falsità, è stato anche Alessandro Meluzzi su Twitter:

I due complottisti

Pam Morrigan, così è conosciuta negli ambienti complottisti la protagonista del video, è una convinta antivaccinista oltre che protagonista in alcuni incontri pubblici dei terrapiattisti.

Pamela, a sinistra, con il terrapiattista Albino Galuppini.

Tommaso Minniti, invece, è conosciuto come «Tommix» e con il nuovo nome «TViVo» del suo canale Youtube creato a seguito della sospensione di quello precedente. Da anni è impegnato a fare video molto emotivi e molto elaborati per raccontare le numerose teorie di complotto o sostenere che persone come Bruno Gulotta, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo non siano morte. Era quello che si lamentava della scarsa qualità dei video dell’attentato a Nizza e poi, con video di altrettanta qualità, riusciva a sostenere che i morti a terra erano manichini. Era noto anche per le sue risposte agli utenti:

Una delle risposte di Tommaso Minniti agli utenti che lo criticavano peril mancato rispetto per le vittime degli attentati.

Tommaso era entrato in contrasto con quello che sembrava essere il suo eterno amico, il «guru» delle fantomatiche scie chimiche Rosario Marcianò. Quest’ultimo solo dopo la loro scissione si era reso conto che Tommaso portava lo stesso cognome dell’allora ministro dell’Interno Minniti, risultando dunque «sospettoso».

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