Mascherine a 50 centesimi (più Iva) ancora introvabili: verso un nuovo accordo del governo con i distributori farmaceutici

Lo scontro tra governo e distributori pare essere stato superato e presto dovrebbe partire la vendita di 10 milioni di mascherine al prezzo calmierato

La Fase 2 sarebbe dovuta partire anche all’insegna di una migliore distribuzione dei dispositivi di protezione, in primis le mascherine. Alla vigilia della ripartenza il Commissario Domenico Arcuri aveva infatti promesso la consegna in tempi brevi di circa 13 milioni di mascherine al prezzo calmierato di 50 centesimi più Iva (circa 60 centesimi in tutto) per proteggere gli italiani dal Coronavirus.


Ma le mascherine a 50 centesimi sono ancora difficilmente reperibili in gran parte del Paese. Una grave sconfitta che era sull’orlo di mettere a rischio il patto tra governo e farmacie. Ma, stando a un’anticipazione di Ansa, l’impasse è stata superata e una nuova intesa dovrebbe essere siglata nelle prossime ore tra il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, Federfarma e l’Associazione distributori di farmaci (Adf).


I problemi della distribuzione

Alla base della promessa iniziale di Arcuri c’è infatti un accordo firmato con Federfarma (farmacie), Confcommercio e i supermercati che prevede la vendita delle mascherine a prezzi calmierati per mettere fine, una volta per tutte, alla speculazione e alla carenza. Ma dopo l’annuncio sarebbero subito emersi dei problemi sia nella fornitura che nella distribuzione.

Gli importatori avrebbero bloccato le consegne, preferendo destinare le mascherine su altri mercati dove i margini di profitto sarebbero più grandi. A questo si era sommata una certa reticenza da parte della grande distribuzione di vendere le mascherine a un prezzo sconveniente. Il ricavo per le farmacie sulla vendita di mascherine ai prezzi calmierati è irrisorio: si parla di circa 2 centesimi ad unità. È stato ipotizzato inoltre che per questo motivo anche i supermercati avrebbero preferito stoccare le mascherine nei propri depositi.

Il nuovo accordo

Di fronte all’evidenza della mancata distribuzione delle mascherine, si era aperto lo scontro tra Arcuri e i distributori che, come ha scritto la Repubblica, avrebbero prima ammesso di aver sovrastimato il numero di mascherine disponibili – sarebbero circa un quarto di quelle inizialmente promesse – e poi chiesto una sanatoria sulle mascherine attualmente non a norma, ipotesi rifiutata dal Commissario che avrebbe minacciato di dirottare la loro vendita verso le tabaccherie e i canali dei Monopoli di Stato.

Adesso però pare il nuovo accordo per la distribuzione di altri 10 milioni di mascherine alle farmacie, sia vicino. Secondo il nuovo accordo, le mascherine verrebbero comunque vendute a un prezzo calmierato di 50 centesimi più Iva. Le farmacie pagherebbero a 38-40 centesimi le mascherine all’ingrosso, con un guadagno di circa 10 centesimi alla vendita per ognuna, raddoppiato rispetto ai mesi precedenti all’emergenza. Non è ancora chiaro però, come siano stati superati i problemi legati alla fornitura delle mascherine, che aiuterebbe a spiegare non solo il perché del nuovo accordo sul prezzo, ma anche la disponibilità di milioni di nuovi dispositivi.

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