Non basta una circolare per risolvere il problema degli infortuni da Covid-19: serve una legge

Una circolare Inail ha diffuso l’illusione che sia stata alleggerita la responsabilità dei datori in caso di contagio: non è così

Da giorni si discute in merito al tipo di responsabilità in cui possono incorrere i datori di lavoro nel caso in cui un dipendente contragga il Coronavirus sul luogo di lavoro. Su queste pagine abbiamo più volte chiarito i termini della vicenda, e in questi giorni il dibattito è salito di tono per via della richiesta delle imprese di avere una sorta di “scudo penale” che consenta alle aziende che applicano correttamente le misure di sicurezza di non andare incontro a problemi giudiziari (azioni di responsabilità civile, processi penali).


Una richiesta di certezza giuridica che ha trovato una risposta per certi versi paradossale: una circolare dell’Inail, con la quale l’Istituto riepiloga i termini del regime di responsabilità applicabile in caso di contagio del Covid-19 sul luogo di lavoro. I contenuti della circolare sono del tutto condivisibili (avevamo scritto più o meno le stesse cose) ma il problema è l’effetto comunicativo sbagliato che ha ingenerato un intervento del genere: i giornali di oggi sono pieni di commenti sul (presunto) chiarimento dell’Inail, e sul fatto che questo intervento sia una possibile soluzione, che dovrebbe essere completata nei prossimi giorni da un ordine del giorno approvato in Parlamento.


Persino i medici sportivi delle società di calcio – stando a quanto si legge sulla Gazzetta dello Sport – sarebbero rassicurati di fronte al chiarimento fornito dall’Istituto pubblico. Di fronte a queste pericolosi illusioni collettive, è opportuno ricordare un principio basilare: le circolari (e gli ordini del giorno) non possono cambiare e interpretare il codice civile o quello penale. Nessun giudice, di conseguenza, cambierà il proprio approccio giuridico di fronte a un infortunio perché una circolare ha dato una certa interpretazione delle norme.

Se si vuole trovare una soluzione a una questione seria (che condizionerà la ripresa di molte attività produttive, incluso il campionato di calcio) c’è solo una strada: l’approvazione di una norma di legge, che dica con chiarezza che le imprese che applicano correttamente i rotocolli di sicurezza definiti con le parti sociali non sono responsabili, tanto sul piano civile quanto su quello penale, per eventuali contagi dei dipendenti.

Tutti gli strumenti diversi da una norma di legge possono risolvere la questione solo sul piano mediatico, ma non sono in grado di fornire alcuna riposta vera al problema giuridico.

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