Coronavirus. È possibile che i guariti tornino subito malati? Le ricadute sono contagiose o no? Spieghiamo i casi sospetti in Lombardia e Corea

Sono ancora troppe le incognite sulle presunte ricadute di Covid-19 in Corea e Italia

Le Agenzie italiane hanno diffuso i risultati di alcuni test svolti in Corea del Sud, da parte del Centro nazionale per il controllo delle malattie (Kcdc), dove si evincerebbe, secondo quanto riportato da diverse testate, che «gli ex malati di Covid [tornati] positivi non sono contagiosi».

Si parla di «analisi di laboratorio su 108 casi e indagini epidemiologiche su 285 casi, per stabilire se i pazienti di coronavirus debbano essere posti in quarantena per 14 giorni, dopo essere stati dimessi dagli ospedali». Ed è questo il tema più scottante, soprattutto nella Fase 2 dell’emergenza Covid-19.

«Il direttore del Kcdc, Jung Eun-kyeong – riporta AdnKronos – ha spiegato che gli scienziati non sono in grado di spiegare perché alcuni pazienti guariti risultino in seguito nuovamente positivi al virus. Potrebbe trattarsi, ha detto, di un rilevamento di frammenti ormai morti di virus, rilevati dai test».

Come si spiegano i dati Coreani sui pazienti che «tornano malati»

Le parole di Direttore del Kcdc sono pienamente in linea con le nostre conoscenze riguardo ai virus di questo tipo, e alle osservazioni sul campo relative al nuovo Coronavirus. Lo spiegavamo già in un precedente articolo del Primo maggio, riguardo a casi analoghi registrati in Lombardia.

La nostra esperienza è paragonabile a quella coreana? Dobbiamo stare attenti a non semplificare troppo, anche perché sono tanti gli aspetti da accertare per entrambi. Sono stati trovati pazienti guariti in senso clinico e virologico – ovvero, mediante due tamponi negativi – i quali  hanno manifestato attorno a una decina di giorni la ripresa dei sintomi, con tampone positivo. 

In un articolo di Svenja Ravioli & Al, sul Journal of Infection dello scorso 7 maggio, vengono riportati dei case report riguardanti persone guarite, con ricaduta e nuovamente tampone positivo. Esattamente quel ch’è stato registrato in alcuni ospedali italiani.

Le incognite

Dati i sintomi più leggeri e la breve durata della presunta «nuova» infezione, si dibatte sulla possibilità – tutta da dimostrare – che in alcune persone convalescenti (non del tutto guarite) ci sia una «riattivazione» del virus.

Del resto nei pazienti con sintomi pesanti, Covid-19 riduce parecchio le forze del Sistema immunitario. Quel ch’è certo è che non ci sono prove di guariti che tornano malati. Si discute piuttosto sulla possibilità da parte di tutti di sviluppare gli anticorpi e sulla durata effettiva dell’immunità.

Diversamente, nel caso coreano, non possiamo escludere che un positivo a un certo punto smetta di essere contagioso. Ci sono pazienti con tampone positivo da settimane, nonostante i sintomi siano spariti. Non potendo eseguire esami su colture cellulari, ma solo RT-PCR, non sappiamo se quello che raccogliamo dal naso di un guarito siano particelle virali infettanti o solo materiale genomico virale, incapace di infettare.

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Credit: foto di copertina: Alexey_Hulsov | Il Covid-19 (modificato con sfondo della bandiera della Corea del Sud).

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