Recovery Fund, cosa prevede il contro-piano dei Paesi del Nord sugli aiuti europei: «Solo prestiti, ma fate le riforme»

Niente fondo comune, prestiti vincolati e condizionalità: Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca mettono nero su bianco la contro-proposta al piano di Francia e Germania

Che la strada fosse in salita lo avevamo capito già dalle discussioni sul Mes. Ora, dopo l’annuncio arrivato nei giorni scorsi, i Paesi da sempre contrari alla soluzione del debito comune hanno messo nero su bianco una proposta alternativa a quella stilata da Francia e Germania per il Recovery Fund, lo strumento pensato per aiutare la ripartenza dei Paesi più colpiti dall’epidemia da Coronavirus. Al fondo di rilancio da 500 miliardi a fondo perduto preparato da Angela Merkel e Emmanuel Macron si oppone ora quello di Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia.


La proposta, visionata in esclusiva da La Stampa, verrà inviata a tutti i Paesi dell’Ue e alla Commissione europea probabilmente prima di mercoledì 27, quando proprio la Commissione presenterà il piano da cui partire con i (difficili) negoziati. I nodi centrali della discussione saranno le modalità attraverso cui questi soldi saranno veicolati e le riforme alle quali saranno vincolati i Paesi che riceveranno parte del denaro (all’Italia dovrebbero spettare 100 miliardi).


I punti cruciali

«La nostra posizione sul Recovery Fund rimane invariata», aveva detto già il 18 maggio il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, confermando due giorni dopo il suo no alla proposta franco-tedesca. Secondo La Stampa, il “non-paper” stilato da Austria, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca si concentra su diversi punti cruciali, tutti mirati a trasformare il fondo in un prestito:

  • rifiuto della della messa in comune del debito
  • niente sussidi a fondo perduto
  • nessun aumento significativo del bilancio Ue 2021-2027
  • creazione di un fondo- prestiti limitato nel tempo, che durerà massimo due anni e che presenterà una clausola per la sua disattivazione
  • vincolo del prestito a riforme, criteri di condizionalità e discipline del bilancio

Per quanto riguarda la cifra, i Paesi non danno un’ipotesi preliminare, ma verrebbe calcolata a seguito di «una valutazione approfondita delle esigenze e dei settori più colpiti». I soldi messi a disposizioni dei Paesi in difficoltà dovranno poi essere impiegati unicamente per quelle attività «che contribuiscono maggiormente alla ripresa, come la ricerca e l’innovazione, una maggiore resilienza nel settore sanitario e la garanzia di una transizione verde e digitale».

Le condizioni, quindi, ci dovranno essere eccome. In riferimento implicito all’Italia, il contro-piano sottolinea che «è essenziale un forte impegno per le riforme per la politica di bilancio, per promuovere la crescita potenziale». Inoltre i prestiti saranno legati «al rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali», con riferimento indiretto alle politiche degli Stati dell’Est Europa.

Nella giornata di sabato il vice di Kurz ha però frenato sulle richieste stringenti. «Chi aiuta l’Italia aiuta l’Austria», ha detto il verde Werner Kogler in un’intervista al quotidiano viennese Die Presse. «I 500 miliardi, dai quali partono Merkel e Marcon – secondo Kogler – vanno bene». «Soprattutto i Paesi in crisi, come l’Italia e la Spagna, devono essere sostenuti, anche se tutti dovrebbero ottenere qualcosa. L’Austria trarrà beneficio se l’Italia riceverà una spinta», aggiunge Kogler precisando però che «il denaro deve confluire in nuovi investimenti nelle regioni colpite, non nel sistema bancario italiano in sofferenza».

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