Recovery Fund, aiuti Ue per 750 miliardi. Von der Leyen: «Momento decisivo: nessuno ce la fa da solo». L’Olanda avverte: «Trattativa lunga»

A confermarlo è la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha parlato di «una crisi senza precedenti in un’Europa che è stata messa a dura prova dalla pandemia, la più impegnativa della sua storia»

È stata presentata oggi a Bruxelles la proposta dell’Ue per il lancio del Recovery Fund, un piano da 750 miliardi di euro per uscire dalla crisi post-Coronavirus. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha parlato di «un momento decisivo», di «una crisi senza precedenti in un’Europa che è stata messa a dura prova dalla pandemia, la più impegnativa della sua storia, una crisi che non può essere affrontata da nessun paese da solo».


In cosa consiste

L’impegno economico sostenuto dall’Ue sarà di« 2.400 miliardi di euro» ha spiegato, aggiungendo che la proposta del Fondo da 750 miliardi si aggiungerà comunque ai 1.100 miliardi di bilancio pluriennale Ue «riveduto a 1.100 miliardi, per un totale di 1.850 miliardi» di euro. Cifre che andranno sommate ai 540 miliardi delle misure già approvate, quindi Mes light, Sure per la disoccupazione e fondi Bei.


«Abbiamo solo due scelte: o andiamo da soli, lasciando Paesi e regioni indietro, o prendiamo la strada insieme. Per me la scelta è semplice, voglio che prendiamo una strada forte insieme» ha ribadito la presidente della Commissione Europea secondo cui «questo è il momento dell’Europa»

All’Italia 172 miliardi di euro

I “Frugal Four” – Danimarca, Svezia, Olanda e Austria – avevano già presentato il loro piano per gli aiuti ai Paesi europei colpiti dal Covid-19 da dare esclusivamente sotto forma di prestiti e non a fondo perduto, evitando qualsiasi forma di condivisione del debito e scongiurando ogni eventuale aumento alla spesa europea. La proposta franco-tedesca, invece, sosteneva un piano dal valore complessivo di 500 miliardi.

La presidente della Commissione Europa, dunque, non ha fatto altro che confermare le anticipazioni dell’agenzia tedesca Dpa, ribadite dal commissario Ue Paolo Gentiloni. All’Italia, nello specifico, dovrebbero andare 172,7 miliardi di euro, secondo quanto apprende l’agenzia di stampa Ansa, citando fonti ben informate. Di questi 81,807 miliardi sarebbero versati come aiuti e 90,938 miliardi come prestiti.

La prima reazione dal lato olandese già preannuncia che i tempi per la trattativa saranno lunghi. «Le posizioni sono lontane e questo è un dossier che richiede l’unanimità, quindi i negoziati richiederanno tempo – dicono fonti diplomatiche olandesi – È difficile pensare che questa proposta potrà essere il risultato finale di quei negoziati».

Il testo

Sono diversi gli strumenti che verranno usati per far recapitare gli aiuti. Anche se non dovrebbero esserci condizioni legate al budget, ci saranno comunque dei vincoli di spesa. Per accedere al fondo più grande, battezzato il Recovery e Resiliance Facility, i Paesi Ue dovranno far approvare dalla Commissione un piano di spesa che rifletta alcune delle priorità europee, come il Green New Deal, il grande piano europeo per affrontare il cambiamento climatico che prevede, tra le varie cose, massicci investimenti nel settore delle energie rinnovabili. Insomma, gli Stati membri non potranno spendere i soldi come gli pare e piace.

La strada (in salita) verso il summit di giugno

A fianco del Recovery e Resiliance Facility ci saranno altri strumenti, come il Solvency Instrument per aiutare le aziende più in difficoltà. La strada è ancora lunga e gli ostacoli da risolvere sono parecchi: a partire dall’opposizione dei Paesi frugali. A questo proposito proprio ieri Giuseppe Conte ha sentito al telefono il premier olandese Mark Rutte, mentre Sergio Mattarella ha parlato con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier. Per trovare un’intesa bisognerà bilanciare gli aiuti a fondo perduto con quelli sotto forma di prestiti.

Anche perché ogni misura dovrà essere approvata dai Paesi membri. Per raccogliere i fondi sui mercati andrà aumentato il tetto per la spesa del bilancio Ue per cui serve l’approvazione di tutti i governi e dei parlamenti nazionali, mentre per anticipare i fondi servono il via libera del Consiglio e del Parlamento Ue.

A questo si sommano le difficoltà nel ripagare i nuovi fondi: non è ancora chiaro se i singoli Stati membri dovranno aumentare i propri contributi al bilancio europeo, per esempio, o se si farà cassa con nuove tasse (sull’inquinamento per esempio) o con misure contro l’elusione fiscale dei giganti del web. Per capire quale strada prenderà l’Europa bisognerà aspettare almeno fino a giugno quando è previsto il nuovo summit, forse con la presenza fisica dei leader a Bruxelles.

Foto in copertina di Olivier Hoslet per Epa | Ansa

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