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L’agenzia Ue sulle malattie: «Picco è passato, ma nuova ondata di Coronavirus nelle prossime settimane»

12 Giugno 2020 - 15:40 Angela Gennaro
L'Ecdc sottolinea anche che «un aumento dei casi nelle prossime settimane» è possibile e insiste su tracking e testing

L’Europa si è lasciato il picco della pandemia di Coronavirus alle spalle. Quasi tutta Europa, almeno: secondo l’ultimo report dello European Centre for Disease prevention and control, tutti i paesi del continente europeo avrebbe superato infatti il picco della pandemia (almeno di questa prima ondata di contagi). Tranne Polonia e Svezia.

Il report

Tutto bene? No, perché insieme alla buona notizia arriva anche l’allarme: «Previsioni ipotetiche indicano che un aumento dei casi è probabile nelle prossime settimane», dice il Centro europeo di controllo delle malattie nel suo ultimo bollettino sul rischio Covid-19.

Report dello European Centre for Disease prevention and control

Al 9 giugno l’incidenza della malattia nei paesi europei risultava diminuita dell’80% rispetto al picco del 9 aprile. Un risultato raggiunto grazie alle rigorosissime misure di contenimento e lockdown applicate da quasi tutto il continente. Decisioni che vedono diminuire l’incidenza della malattia, ma che non cancellano del tutto i cluster, focolai pure presenti qua e là, hanno un elevatissimo costo sociale ed economico e non intervengono sul problema dell’immunità di gregge, ben lontana dall’essere raggiunta.

Per tutta questa serie di ragioni l’Ecdc parla della probabilità di «un aumento dei casi nelle prossime settimane» e raccomanda tracciamento e monitoraggio dei casi, con tamponi fatti a chi manifesta i sintomi di Covid-19, tracking dei contatti, e un strategia di comunicazione che ricordi chiaramente e costantemente che il virus circola ancora e che non bisogna assolutamente abbassare la guardia. Il virus viaggia sulle gambe degli esseri umani e solo gli esseri umani possono allontanarne la diffusione, insomma.

Polonia

EPA/ANDRZEJ GRYGIEL | Test sui minatori alla miniera di carbone ‘BolesLaw Smialy’ a Silesian Voivodeship, Polonia, 11 giugno 2020.

In Polonia le miniere di carbone non sono mai state chiuse, da quando è cominciata la pandemia: sono considerate attività indispensabili. Ed ecco che più di un decimo dei casi di Covid-19 confermati nel paese si verificano proprio tra i minatori. Con i contagi che hanno subito negli ultimi giorni una brusca accelerata: le miniere più colpite sono quelle di Pniowek e Zofiowka, entrambe situate nella provincia della Slesia meridionale, conosciuta anche come Alta Slesia.

Svezia

EPA/Fredrik Sandberg | L’epidemiologo Anders Tegnell a Stoccolma, Svezia, 9 giugno 2020.

Sono quasi 50mila i casi di contagio confermati in Svezia, mentre le vittime sono oltre 4800, secondo i dati del monitoraggio della John Hopkins University. Ma ancora, nei giorni scorsi, il primo ministro Stefan Lofven ha continuato a difendere l’approccio che ha scelto per il paese: nessun lockdown, nessun confinamento.  In un’intervista alla radio pubblica svedese Anders Tegnell, epidemiologo dietro alla strategia adottata dal governo, aveva ammesso: «Se andassimo incontro alla stessa malattia con le conoscenze che abbiamo oggi, credo che la nostra risposta sarebbe a metà strada fra ciò che ha fatto la Svezia e ciò che ha fatto il resto del mondo». Due giorni fa Tegnell ha dovuto sospendere i briefing quotidiani sull’andamento dei contagi mentre l’epidemia nel paese sembra fuori controllo.

In copertina ANSA

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