Scuola, non c’è l’accordo sulle linee guida. Slitta la conferenza Stato-Regioni

Alta tensione su mascherine, nuovi contratti e didattica a distanza. Serve più tempo per l’intesa

Isolata nel governo e attaccata anche all’interno della sua stessa maggioranza, il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha lavorato tutta la notte ad un’intesa con la Conferenza Stato Regioni. L’obiettivo era incassare un sì per quanto stiracchiato e dare il via libera alle linee guida sulla scuola post emergenza Coronavirus entro la giornata di oggi, senza ulteriori rinvii. Ma a quanto pare non è stato raggiunto. La Conferenza infatti è stata rinviata a domani, 26 giugno. Serve più tempo per trovare l’intesa sul piano di rientro in aula a settembre.


I tre punti dell’intesa

Ci sono almeno tre elementi su cui le Regioni hanno chiesto e ottenuto di modificare il testo di base. Gli aggiustamenti sono pressoché formali, perché al momento i soldi stanziati dal governo sulla scuola non accennano ad aumentare. Ma per alcuni presidenti di Regione era importante segnare il punto.


Braccio di ferro sulle mascherine

ANSA/Mourad Balti Touati

Il tema di cui più si è discusso ieri notte sono state le mascherine in aula. Le stesse che secondo le attuali decisioni del Cts sono obbligatorie dai sei anni in su tranne ad Educazione fisica e alle quali sono contrari molti presidenti di Regione. Azzolina, già ieri sera, ha passato la palla al ministro Speranza che ha tenuto duro sul punto.

Alla fine la mediazione è stata inserire un riferimento al fatto che il Comitato tecnico scientifico rivaluterà la decisione sulle misure sanitarie prima della riapertura delle scuole (nel testo attuale si fa riferimento solo alle decisioni già prese a fine maggio).

Assunzioni degli insegnanti

Come con i sindacati, anche con le Regioni uno dei nodi fondamentali è l’assunzione degli insegnanti. Posto che la ministra Azzolina non intende cedere sull’assunzione dei precari senza concorso, al momento è prevista una selezione per le cattedre “di ruolo” (ovvero permanenti) da organizzare entro l’anno e che riguarderà 78mila posti. Oltre a contratti annuali per circa 50 o 60mila insegnanti, purché già inseriti nelle graduatorie e dunque abilitati.

Su questa seconda cifra si tratta: le Regioni vogliono più posti, la ministra pentastellata risponde che già così si dà fondo alle graduatorie. L’idea è allargare il numero di supplenti che però potrebbero avere contratti di alcuni mesi da rinnovare. E bisogna comunque capire quanto intende spendere il governo.

Più limiti alla didattica a distanza

A decidere come organizzare le lezioni e in quali spazi saranno le singole scuole in autonomia, collaborando con Regioni ed enti locali caso per caso. Ma i governatori hanno voluto che nelle linee guida fosse specificato che la didattica a distanza – prevista in ogni caso solo per le scuole superiori – avrà limiti ben precisi e sarà solo “residuale”: il nuovo testo, inoltre, potrebbe chiarire ulteriormente che basterà che un solo studente non possa collegarsi da remoto per obbligare la classe a tornare in aula, tranne in casi di grave emergenza sanitaria.

E inserire la parola “residuale” dovrebbe servire a garantire che le ore di “Dad” saranno poche. Alcuni governatori volevano fissare un tetto percentuale, attorno al 10% del tempo scuola, ma la ministra Azzolina non ha voluto per non limitare l’autonomia scolastica. La partita però non è ancora chiusa.

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