Mattarella a Bergamo per ricordare le vittime del Coronavirus: «Qui c’è l’Italia che ha sofferto. Ora riflettiamo sugli errori e le carenze» – Il video

«Qui c’è l’Italia che ha sofferto, che ha pianto, un’Italia che sa di non poter dimenticare quanto avvenuto», ha detto il presidente della Repubblica durante la cerimonia per ricordare i morti nella Bergamasca

«Qui c’è l’Italia che ha sofferto, che ha pianto, un’Italia che sa di non poter dimenticare quanto avvenuto. Bergamo rappresenta l’intera Italia che si inchina davanti a chi è morto per una malattia ancora in parte sconosciuta. Vite strappate senza l’ultimo abbraccio, senza l’ultimo saluto. Tutti conserviamo immagini impossibili da dimenticare», queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Bergamo per commemorare le vittime del Coronavirus.


«Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quello che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima. Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema e sugli errori da evitare di ripetere», ha aggiunto Mattarella che, poi, ha ringraziato sindaci e medici per il loro lavoro durante l’emergenza.


«Rammentiamoci delle energie morali emerse quando, chiusi nelle nostre case, stretti tra angoscia e speranza, abbiamo cominciato a chiederci come sarebbe stato il nostro futuro. Il futuro della nostra Italia. La memoria ci carica di responsabilità. Senza coltivarla rischieremmo di restare prigionieri di inerzie, di pigrizie, di vecchi vizi da superare. Da quanto avvenuto dobbiamo uscire guardando avanti. Con la volontà di cambiare e di ricostruire che hanno avuto altre generazioni prima della nostra», ha concluso.

6mila morti nella Bergamasca

Nessuno potrà mai dimenticare la fila di camion dell’esercito che portavano le bare dei defunti in altre città perché a Bergamo il cimitero non poteva ospitarne più. Un comune messo in ginocchio dal virus che adesso prova a rialzarsi. Dopo il discorso del presidente, l’esibizione dell’orchestra e del coro del Donizetti Opera Festival che, distanziati e indossando le mascherine, hanno eseguito il Requiem del compositore bergamasco davanti al cimitero monumentale.

Presenti – oltre al sindaco di Bergamo Giorgio Gori e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – i 324 sindaci dei Comuni della provincia per omaggiare i morti che non hanno potuto avere nemmeno un funerale, nelle settimane in cui erano vietati.

Non ci sono i parenti delle vittime

Al cimitero, anche stasera, non hanno potuto esserci i parenti delle vittime poiché accoglierli tutti sarebbe stato impossibile, in ottemperanza alle norme sul distanziamento sociale. In realtà nell’orchestra qualcuno ha perso i propri famigliari a causa del Covid-19. Tra questi c’è Ezio Rovetta che suona il corno e che ha perso papà Teodoro e la sorella Letizia. Per loro nessun funerale. Anche il direttore Riccardo Frizza, bresciano, si è ammalato con tutta la sua famiglia a inizio marzo. «È stato uno dei periodi più difficili della mia vita», ha detto.

Il Requiem – trasmesso in diretta su Rai 1 – «non è una semplice performance ma un sincero omaggio alle persone che non ci sono più e se ne sono andate senza un saluto» spiega Frizza. «È come chiudere un libro, uscire dall’incubo, da questa situazione che ci è piombata addosso senza che ce ne rendessimo conto» aggiunge Ezio Rovetta che lancia la proposta di creare «un giorno della memoria» per le vittime del Covid-19.

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