Come nascevano i capolavori di Morricone: «Non penso alle immagini, la musica nasce dalla storia» – Il video

La musica per il maestro «ha un valore assoluto» e per questo nel pieno della pandemia faceva fatica a servirsene per trovare consolazione

Schivo e a tratti timido in pubblico, Ennio Morricone – morto oggi 6 luglio a 92 anni – ha spesso preferito che fosse la sua musica a parlare per sé. Una delle interviste più recenti del maestro risale al marzo scorso, quando all’HuffPost, mentre la pandemia di Coronavirus mostrava il suo volto più aggressivo. In quei giorni, Morricone invitava a «stare calmi», provando a «riscoprire il nostro tempo, a intensificare gli affetti, a scoprire noi stessi». Un momento difficile per tutti, compreso lui che in quel periodo raccontava tutto il suo rispetto sacrale per la musica: «Per me ha un valore assoluto e importantissimo, ma in questo momento non ha nessun valore. Non è che in una situazione del genere mi metto ad ascoltarla così da potermi consolare per quello che accade».


In uno storico incontro con gli allievi del Centro sperimentale di Cinematografia di Roma nel 1988, Morricone parlava del suo metodo creativo, con la solita franchezza: «La musica non dovrebbe mai nascere da una sollecitazione dell’immaginazione. A me ha sempre fatto ridere, per quanto io stimo il compositore Respighi e i suoi “Pini di Roma all’alba a Valle Giulia“, è un falso insomma». «Fare musica con il programma scritto – disse Morricone – non mi piace per niente. È la musica che si autodegrada, invitando il pubblico a non ascoltare tanto i suoni, quanto a tenere presente il programma proposto. Per il cinema non mi piace pensare a delle immagini e scrivere la musica. Penso alla storia, al lavoro nella sue entità».


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