Dl Semplificazioni, via libera all’alba “salvo intese” su cantieri rapidi e abuso d’ufficio. Grandi opere, c’è la lista ma slittano i commissari

Individuate circa 50 grandi opere che non entrano nel testo del Dl Semplificazioni, ma nel piano Italia veloce del ministero del Trasporti. Per la nomina dei commissari, il governo avrà tempo fino a dicembre. Via libera al Piano nazionale di riforma, con le linee guida che l’esecutivo seguirà per i prossimi mesi

Arriva intorno alle 4 del mattino il via libera “salvo intese” sul decreto Semplificazioni, dopo circa sei ore di Consiglio dei ministri. Un accordo di massima nel governo è arrivato dopo quattro ore di trattativa sulle deroghe alle norme sugli appalti e sulle opere pubbliche da affidare a commissari sul “modello Genova”, ma anche sulla modifica al reato di abuso d’ufficio, con la riserva fino all’ultimo di Italia Viva. Le spaccature più marcate sarebbero state superate, assicurano più fonti di governo, ma restano ancora aspetti tecnici da definire. Resta fuori dal testo approvato l’elenco delle grandi opere, più o meno 50, per il quale ci sarà tempo fino a fine anno per la nomina dei commissari.


Passa ance il Programma nazionale di riforma, che stabilisce le linee guida del governo per i prossimi mesi, oltre al ddl di assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato che porteranno al Documento di economia e finanza del prossimo autunno.


Le deroghe sugli appalti

La discussione che ha allungato i tempi fino all’alba è tutta sui 48 articoli in un centinaio di pagine del dl Semplificazioni, sul quale il premier Giuseppe Conte ha trovato una tregua con la formula “salvo intese” pur di sbloccare quella che aveva definito «la madre di tutte le riforme», quell’accelerazione su appalti e cantieri che farà da biglietto da visita per gli incontri europei che il presidente del Consiglio ha in programma in vista dell’Eurogruppo sul Recovery Fund.

Sulle modalità di affidamento degli appalti restano ancora i dubbi di Pd e Leu su quali e quante deroghe concedere per sbloccare i lavori, concedendo poteri più ampi ai commissari, ricalcando il “modello Genova”. La discussione si accende soprattutto sulla possibilità di concedere anche alle stazioni appaltanti, cioè gli enti che possono avviare una gara d’appalto, le deroghe alle norme concesse ai commissari, tranne quelle penali, antimafia e sulla sicurezza sul lavoro. Alla fine un accordo è stato trovato sul Durc, il documento che attesta la regolarità contributiva. Mentre il ministro Roberto Speranza ha ottenuto lo stralcio della norma che aumentava le percentuali per i lavori in subappalto.

Mentre restano ferme almeno fino al 31 luglio 2020 le opere pubbliche inferiori ai 5,3 milioni di euro, il Cdm dà il via libera alle stazioni appaltanti, gli enti che possono avviare una gara d’appalto, per l’affidamento diretto a lavori fino a 150 mila euro, o con la procedura negoziata per gli altri casi. L’obiettivo è ridurre a du mesi le procedure burocratiche per gli affidamenti diretti e fino a sei mesi per le grandi opere, cioè quelle superiori ai 5,3 milioni di euro.

L’abuso d’ufficio

Altro accordo trovato a fatica è stato quello sulla modifica del reato di abuso d’ufficio. Intesa arrivata solo dopo il via libera di Italia Viva, che ha fatto mettere a verbale la sua riserva. Ad oggi nell’abuso d’ufficio incorre chi si procuri un vantaggio, violando «norme di legge o di regolamento». Più permissiva invece la modifica, che punisce chi violi «specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità».

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