Superare “sussidi & divieti” per rilanciare un sistema economico ingessato – L’intervento

Le misure approvate durante la crisi non bastano: serve un piano ambizioso per rilanciare l’occupazione

Con la conversione del Decreto Rilancio (prevista in questi giorni, su un testo ormai consolidato) si può ritenere completo il pacchetto di misure (i decreti Cura Italia, Liquidità, Rilancio e Semplificazioni) approvate dal Governo per fronteggiare gli effetti economici dell’emergenza Covid 19. In questo pacchetto ci sono tante norme dedicate al lavoro; misure che spaziano su temi molto diversi tra loro ma sembrano accomunate da alcune linee guida comuni.


Tutela occupazionale

La prima linea guida è quella della tutela occupazionale; il Governo ha scelto di fare un massiccio investimento sul mantenimento dei posti di lavoro, usando due strumenti, la cassa integrazione e il divieto di licenziamenti economici.


La cassa integrazione d’emergenza ha funzionato a singhiozzo; moltissimi lavoratori non hanno avuto problemi, tanti altri sono rimasti a lungo senza stipendio e senza trattamento pubblico. Ma, in ogni caso, è esplosa in maniera fragorosa l’incompletezza, complessità e incoerenza di un sistema che, è bene ricordarlo, è stato riformato pochi anni fa dal Jobs Act, con misure che si sono rivelate inadeguate.

Serve un deciso intervento normativo che semplifichi gli strumenti esistenti e, imparando dagli errori e dai problemi di questi mesi, consenta di gestire in modo più efficiente uno strumento così importante. In attesa della riforma, serve anche un gesto di coraggio del Governo, che non può prorogare all’infinito questo ammortizzatore sociale. 

Rimuovere il divieto di licenziamenti 

Un gesto di coraggio che riguarda anche il divieto di licenziamenti: una misura d’emergenza che, di proroga in proroga, rischia di diventare strutturale, nascondendo gli esuberi delle imprese dietro una finzione.
Se un posto di lavoro non ha più futuro, è interesse di tutti – anche del lavoratore – che questa situazione venga affrontata senza finzioni. P

assare dalla cassa integrazione alla NASPI non fa perdere tutela economica (anzi, la allunga) e mette il lavoratore di fronte alla cruda necessità di ritrovare una collocazione professionale: questa presa di consapevolezza è  indispensabile per accelerare il percorso di rientro nel mercato del lavoro.

Potere di veto al sindacato

Una seconda linea guida delle misure di questi mesi è il potenziamento del ruolo del sindacato, che ha acquistato poteri di veto molto forti su temi in parte nuovi: 

  • la garanzia SACE prevista del decreto liquidità è  condizionata alla gestione con accordi sindacali dei livelli occupazionali;
  • i trasferimenti di azienda non possono essere completati prima di 45 giorni se non c’è accordo sindacale;
  • le casse in deroga possono essere concesse solo dopo una lunga sequela di accordi regionali con i rappresentanti dei lavoratori.

Dentro alcuni dei meccanismi più  importanti, anche dal punto di vista finanziario, delle imprese è stato inserito il potere del sindacato di bloccare le scelte aziendali, senza obbligo di dover rendere conto a nessuno di questa scelta. Una scelta discutibile, che rischia di complicare lo stato delle relazioni sindacali sui luoghi di lavoro (il sindacato, consapevole di questo nuovo potere, alzerà l’asticella delle proprie richieste), l’ultima cosa di cui ci sarebbe bisogno in un momento come questo.

Lavoro flessibile, no grazie

Una terza linea guida del diritto dell’emergenza è stata la negazione ostinata delle richieste di allentamento dei vincoli sul lavoro flessibile. In un contesto di grande incertezza produttiva le imprese avrebbero bisogno di poter usare i contratti flessibili regolari (il lavoro a termine, la somministrazione). 

Questo bisogno finora ha trovato risposte molto timide (un breve e pasticciato intervento sulle causali del decreto dignità, e altri piccoli aggiustamenti tecnici) bilanciate da misure caratterizzate da un dirigismo mai visto prima (la proroga ex lege dei contratti a termine, che imporrà alle aziende di spostare la scadenza dei contratti).

Sussidi per tutti

Una quarta linea guida è  stata quella di dare un sussidio per ogni situazione lavorativa (e no): i 600 euro alle partite iva, il reddito di emergenza, gli incentivi a fondo perduto, ecc. Una miriade di sussidi che in alcuni casi hanno creato delle ingiuste rendite di posizione e in altri casi non sono riusciti a tutelare chi aveva bisogno, e che hanno inciso in maniera molto limitata sul sistema economico.

Misure che non sono state accompagnate da nessun intervento, neppure embrionale, volto ad affrontare i tanti nodi critici del lavoro precario irregolare, con il paradosso che i contratti flessibili che danno tutele robuste (lavoro a termine e somministrazione) vengono osteggiati, mentre i rapporti irregolari (false partite iva, cococo irregolari, appalti illeciti) proliferano indisturbati. 

Superare l’emergenza

C’è da sperare che queste linee guida siano messe in soffitta presto, appena sarà definitivamente finita la fase dell’emergenza. Gli effetti di breve periodo di queste regole sono, infatti, apparentemente positivi, ma il prezzo che dovremo pagare sarà molto alto: nel medio e nel lungo termine queste misure possono affossare definitivamente un mercato del lavoro già claudicante. Senza ricambio di personale nelle imprese, senza lavoro flessibile, senza una prospettiva di inclusione lavorativa per i precari, senza investimenti su formazione e innovazione le aziende scapperanno dal nostro paese.

Per evitare che questo accada, servono interventi improntati a una logica nuova e differente: decise ed effettive semplificazioni normative, rilancio del lavoro flessile regolare, riduzione selettiva del costo del lavoro per le imprese che assumono, sostengo agli investimenti in formazione, ripristino delle relazioni sindacali entro binari paritetici, costruzione di un sistema giudiziario funzionante. 

Tutte misure che richiedono un lavoro progettuale intenso, che non garantisce visibilità immediata e che possono dare qualche risultato solo nel medio e nel lungo periodo: ci sarà qualcuno disposto a portare avanti un piano con queste caratteristiche, invece di andare avanti solo con sussidi e divieti?

Immagine copertina di Vincenzo Monaco

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