Il lavoro secondo la task force di Colao: qualche buona idea ma un vero piano di rilancio non c’è – Il commento

Smart working, infortuni sul lavoro e rapporti a termine sono i temi del documento elaborato dagli esperti del Governo. Ecco un’analisi delle proposte

Le proposte per rilanciare il Paese elaborate dalla Task Force guidata da Vittorio Colao dedicano ampio spazio alle misure per l’occupazione; vediamo quali sono le principali proposte in materia.


Responsabilità dei datori di lavoro per infortuni sul lavoro da contagio

La prima scheda si occupa delle conseguenze derivanti dal riconoscimento come infortunio sul lavoro del contagio da Covid 19. Al fine di delimitare possibili conseguenze irrazionali di  tale situazione, viene suggerita l’introduzione di una norma che sancisca l’esclusione di qualsiasi forma di responsabilità (tanto civile quanto penale) per i datori di lavoro che applicano integralmente i protocolli sulla sicurezza definiti con le parti sociali. Una misura molto opportuna, considerato che è quasi impossibile definire il momento del contagio e, quindi, i datori di lavoro sono esposti a una responsabilità impossibile da gestire.
Inoltre, viene proposta la defiscalizzazione dei maggiori costi retributivi sostenuti per le imprese come applicazione di questi protocolli.


Smart working

Viene proposto di introdurre una definizione legislativa di questa forma di lavoro: una proposta sorprendente, se si pensa che tale definizione già esiste (la legge 81/2017) ed è utilizzata da milioni di lavoratori senza che nessuno avverta di introdurre una nuova legge. Viene inoltre suggerita la promozione all’interno dei luoghi di lavoro di appositi “codici etici”, per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro ed evitare eccessive invasioni nella vita privata.

Contratti a termine

Viene proposto un piccolo allentamento dei limiti fissati dal Decreto Dignità per l’utilizzo del lavoro a tempo, attraverso due misure. La prima è l’allungamento della durata massima dei rapporti a termine: si ipotizza di “sterilizzare” il periodo compreso tra febbraio e dicembre del 2020, ai fini del calcolo della durata massima del rapporto (24 mesi). Una misura quasi inutile, se si considera che per questi rapporti il problema reale non consiste nella durata massima ma nella c.d. causale, l’obbligo di motivare le circostanze eccezionali che richiedono il rinnovo o la proroga (oltre i 12 mesi) del rapporto.

Il tema della causale viene affrontato solo marginalmente (si prevede che non vada applicata per una singola proroga entro fine anno), con un vistoso arretramento anche rispetto alle norme già approvate dal Governo (es. l’art. 93 del Decreto Rilancio, che offre un sostegno di più ampio respiro).

Le semplificazioni relative alla presunta “sospensione”del Decreto Dignità sono, pertanto, sbagliate: i limiti di quel decreto restano sostanzialmente intatti, salve le timidissime eccezioni appena indicate. Eppure il tema dei rapporti a termine (e di somministrazione) è cruciale, perché sinora il conto della crisi lo stanno pagando solo i lavoratori flessibili: sarebbe essenziale che questo tema fosse affrontato con coraggio, senza pregiudiziali, per aiutare questi lavoratori a restare nelle aziende.

Le misure mancanti

Quelle che abbiamo visto sono le uniche misure in tema di lavoro previste dal piano (a parte altri piccoli interventi che replicano istituti già esistenti come le misure per la riqualificazione dei lavoratori). Un pacchetto molto timido, che tocca in maniera marginale alcuni aspetti sicuramente rilevanti ma non si pone il problema di creare un vero shock positivo al mercato del lavoro. Questa timidezza può costare cara: speriamo di sbagliare, ma i prossimi mesi saranno molto duri dal punto di vista occupazionale. 

Per fronteggiare questo scenario negativo, servirebbero misure più drastiche e incisive: decontribuzione per le nuove assunzioni, facoltà per le aziende in crisi di rinegoziare il costo del lavoro, tutela della flessibilità regolare, contrasto ai rapporti di lavoro grigi e irregolari, revisione degli ammortizzatori sociali, sono solo alcune delle misure che dovrebbero comporre un piano di rilancio adeguato a tale situazione.

Misure che, purtroppo, sono totalmente assenti nelle proposte presentate. 

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