De Donno: «Non si può negare la pandemia». Cura al plasma? Mi prendevano in giro: resta quella più democratica»

Il pioniere della cura con il plasma dell’ospedale di Mantova risponde ai negazionisti e ribadisce la validità della terapia: «Sono stato preso in giro ma ci credo veramente»

Giuseppe De Donno al negazionismo non ci sta. Il direttore della Pneumologia e dell’Unità di Terapia intensiva respiratoria all’ospedale Carlo Poma di Mantova, e pioniere della terapia con il plasma contro Covid-19, risponde a quanto avvenuto al convegno di ieri in Senato, ribadendo al contrario che la pandemia non può essere negata.


«Non si può negare che questa pandemia sia esistita, io ho vissuto 3 mesi difficili, chiuso in ospedale vedendo gente soffrire e morire e sono terrorizzato dal fatto che questa esperienza si possa ripetere», racconta. Secondo De Donno le poche regole chiare che occorre ancora seguire saranno decisive «per cercare di evitare la diffusione del virus che sta ancora circolando».


Lo pneumologo tiene a chiarire anche il suo pensiero sulle polemiche riguardo la plasmoterapia, di cui è grande sostenitore, e le case farmaceutiche: «L’evoluzione del plasma è quella che ha sempre avuto: il plasma in Italia viene avviato alla farmaceutica, come sempre avviene», ha spiegato. «In questi giorni sto leggendo di tutto, comprese molte critiche, ma la posizione che io ho avuto fin dall’inizio è di estrema coerenza: avevamo bisogno di qualcosa di estremamente rapido e disponibile e cosa poteva esserlo di più del plasma dei guariti che veniva donato a quelli malati».

De Donno ribadisce la sua convinzione circa l’efficacia della cura al plasma anche in vista di una seconda ondata. «Sono stato preso in giro, di fare una terapia democratica, ma io credo veramente che lo sia» ha ripreso. «Se ci fosse una seconda ondata avremmo bisogno di avere del plasma di pazienti convalescenti, per questo mi sono impegnato affinché ci fossero in più città dei depositi di plasma e molti lo stanno facendo».

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