Non si può governare il lavoro con le FAQ – Il commento

Dilaga la prassi di interpretare le norme con messaggi sul sito del Ministero. Un errore da fermare quanto prima

Il diritto dell’emergenza derivante dalla pandemia da Covid-19 ha fatto venire alla ribalta fonti del diritto tradizionalmente poco note e utilizzate (i famosi e famigerati DPCM, le Ordinanze locali, ecc.). Questo è accaduto perché c’era l’esigenza di decidere in fretta alcune questioni, ma appena si è  rimesso in moto il percorso verso la normalità, la scena è stata riconquistata dalle fonti che, in uno Stato di diritto, servono a produrre le regole: le leggi e i decreti legge.


Anche sulla materia del lavoro, siamo tornati a una situazione di quasi normalità, anche se si sta verificando un fenomeno molto pericoloso: si approvano norme incomplete o comunque foriere di dubbi interpretativi, e si sceglie di provare a risolvere questi dubbi con strumenti del tutto inappropriati.


La vicenda della proroga obbligatoria dei contratti a termine è emblematica: di fronte alla tante domande che lascia aperte la norma (art. 93 legge 77/2020) appena approvata dal Parlamento, il ministero del Lavoro ha ritenuto utile pubblicare delle FAQ sul proprio sito Internet, nelle quali vengono fornite indicazioni interpretative sulla nuova disciplina.

Indicazioni che hanno una portata molto ampia (ad esempio, il ministero ha inserito tra i periodi da calcolare ai fini della proroga anche le ferie) e, vista la fonte che le emana, hanno un forte impatto sul mercato, anche se a livello normativo non valgono nulla: sono ancora meno vincolanti delle circolari, uno strumento ampiamente abusato negli anni passati sulla falsariga dello stesso approccio.

Lo stesso problema si pone con lo smart working: a pochi giorni dalla scadenza del 31 luglio, ancora non sappiamo come gestire lo strumento per i mesi successivi, e l’unico elemento disponibile è una FAQ del ministero che interpreta la legge in un certo modo. Considerato che il governo emana almeno un decreto legge al mese, gli strumenti per rivedere le regole secondo i canoni ordinari non mancano, abbandonando questo pericoloso meccanismo di produzione delle regole via FAQ che non è degno di un moderno Stato di diritto. 

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