Il decreto coronavirus e l’incertezza del diritto in emergenza

Mai come ora abbiamo bisogno di regole semplici, provenienti da fonti solide, che siano comprensibili da tutti, in modo da mettere fine prima possibile a “Il Decreto”, una fiction che sta mettendo a nudo il collasso del diritto dell’emergenza.

I meme sulla nuova fiction “Il Decreto” che vede come protagonista il Premier Giuseppe Conte sono molto divertenti e, come spesso accade con la satira, fotografano in maniera efficace un problema enorme: il “diritto dell’emergenza” sta scappando di mano al Governo e alle Istituzioni.


Come giustamente rileva Sabino Cassese sul Corriere della Sera di oggi, non è possibile chiedere al cittadino (ma anche alla imprese) di districarsi nel groviglio di commi e rimandi contenuti nei diversi DPCM che si sono succeduti dai primi di marzo ad oggi.


Anche perché non ci sono soltanto i Decreti della Presidenza del Consiglio: ogni giorno spuntano fuori Ordinanze dei Ministeri, Ordinanze Regionali, Ordinanze Comunali, Circolari interpretative.

Persino i moduli cambiano in continuazione: l’autocertificazione per uscire di casa è cambiata tre volte in quindi giorni, un record mondiale di burocrazia.

Analogo problema deve essere fronteggiato dalle imprese che, in questi giorni, stanno avvicinandosi ai nuovi ammortizzatori sociali introdotti con il Decreto Cura Italia. Ammortizzatori che avranno un ruolo fondamentale per la tenuta del Paese, ma scontano anche loro un eccesso incomprensibile di burocrazia.

La “cassa in deroga” dovrà passare per accordi regionali, tutti diversi tra loro, senza che ci sia una vera ragione per questa frammentazione diversa dall’esigenza di dare un po’ di visibilità a tutti gli attori del sistema. Spuntano ad ogni angolo moduli, accordi sindacali, procedure complesse e dubbi applicativi (un settore fondamentale per l’economia del paese come la grande distribuzione deve attendere una circolare per capire quale ammortizzatore sociale può usare).

In questo momento di emergenza, è giusto sostenere le misure del Governo: le scelte degli altri Paese europei stanno dimostrando che ci siamo mossi in anticipo, con le mosse giuste.

Ma questo sostegno non può essere acritico: accanto all’emergenza sanitaria sta venendo fuori un’emergenza giuridica, che ha radici antiche (la complessità è parte integrante della cultura amministrativa di questo Paese da decenni) e può fare molto male al sistema economico non solo oggi, ma anche e soprattutto quando ci sarà bisogno di regole semplici per ripartire.

Boris Johnson ha fatto una pessima figura nella gestione dell’emergenza Covid 19, ma ieri in 5 minuti di video ha detto in modo chiaro e lineare cosa si può fare e cosa no. Le stesse regole noi le abbiamo tradotte in decine di documenti e atti amministrativi e centinaia di commi in lotta tra loro.

Mai come ora abbiamo bisogno di regole semplici, provenienti da fonti solide, che siano comprensibili da tutti, in modo da mettere fine prima possibile a “Il Decreto”, una fiction che sta mettendo a nudo il collasso del diritto dell’emergenza.

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