I dubbi sul vaccino russo «Sputnik V» secondo una lettera aperta firmata da 38 scienziati

Modelli ripetitivi e dati apparentemente duplicati: le perplessità sollevate da un gruppo di esperti

Fin dai primi proclami di Mosca, Sputnik V, il vaccino contro il nuovo Coronavirus, ha destato non pochi dubbi da parte degli esperti. Stando ai dati a disposizione, sarebbe ben lontano dall’aver superato le fasi più avanzate della sperimentazione, al contrario di alcuni altri concorrenti.


Il dubbio che il tutto sia stato ingigantito per appagare le aspirazioni politiche russe resta sempre nell’aria. Del resto anche dagli Stati Uniti abbiamo avuto segnali analoghi, tanto che alcune case farmaceutiche hanno sottoscritto una sorta di manifesto, al fine di garantire i giusti tempi e il corretto svolgimento delle sperimentazioni. Si aggiungono ulteriori ombre, specialmente se guardiamo a diversi precedenti poco trasparenti.


Arriviamo così alla lettera aperta apparsa nel sito di Enrico Bucci, Cattivi Scienziati, firmata da 38 esperti, tra i quali troviamo anche l’infettivologo Stefano Zona, dell’associazione di medici e genitori IoVaccino. I dubbi sollevati nel testo hanno ottenuto recentemente anche l’attenzione della prestigiosa rivista scientifica Nature.

Vaccino russo e «scienziati scomodi»

Quando pensiamo alla definizione «scienziati scomodi», scopriamo presto che in realtà spesso si tratta di «scienziati improvvisati», meglio definiti con l’eufemismo «indipendenti», le cui scomodità si traducono nelle varie affermazioni pseudoscientifiche, già trattate nel nostro progetto Fact checking.

Sta di fatto però che Bucci, poco dopo la pubblicazione dei suoi dubbi sul cosiddetto vaccino di Vladimir Putin, si è trovato oggetto di un attacco ai danni della sua pagina Facebook. Tutto questo dovrebbe almeno aiutarci a rivedere l’idea distorta di scienziato scomodo, che va per la maggiore in certe bolle complottiste della Rete.

Cosa non torna nelle sperimentazioni su Sputnik V

L’8 settembre Bucci pubblica nella sua pagina fan un post intitolato «Dubbi sul vaccino russo», linkando un suo articolo su Il Foglio e la lettera aperta nel suo sito. Gli argomenti che Bucci propone di volta in volta non sono sempre «accomodanti». Negli articoli citati, il professore prende in esame i primi risultati pubblicati su The Lancet riguardo a Sputnik V, evidenziandone i non pochi limiti.

«Molti hanno osservato – spiega Bucci su Il Foglio – che lo studio è condotto su un numero insolitamente piccolo di volontari. In realtà, si tratta di due studi indipendenti, condotti su due formulazioni diverse – una in soluzione e una liofilizzata – dello stesso vaccino, ciascuna sperimentata su solo 20 volontari: davvero un campione poco significativo per trarre conclusioni diverse da un incoraggiamento a continuare la sperimentazione».

Così lo scienziato assieme ad altri colleghi firma con quella lettera aperta un resoconto dettagliato, in cui vengono elencate tutte le incongruenze nei dati, di quello che al momento è l’unico studio a disposizione su Sputnik V.

Diversi modelli presentati nello studio appaiono infatti ripetitivi. I valori indicati sembrerebbero essere stati duplicati. Secondo i firmatari della lettera aperta, è piuttosto improbabile che si ottengano dati simili in misurazioni non correlate, come si è visto nel paper di Lancet.

Gli scienziati non muovono accuse di cattiva condotta da parte dei colleghi russi, ma chiedono che siano messi a disposizione i dati originali, in modo da avere dei chiarimenti. La redazione di Lancet ha intanto invitato gli autori dello studio a rispondere ai dubbi sollevati nella lettera aperta.

Foto di copertina: EPA/RDIF/ANSA | Il vaccino Sputnik V.

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