Coronavirus, il coordinatore del Cts Miozzo: «Una follia più di 1.000 persone allo stadio. Ora la priorità è la scuola»

di Giulia Marchina

Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico: «Vanificare gli sforzi fatti finora sarebbe da incoscienti. Ricordiamoci cosa è successo con la riapertura delle discoteche»

Prima la scuola, poi, semmai, gli stadi con l’obiettivo di non vanificare tutti gli sforzi profusi in questi mesi. È di questa opinione il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che si dice preoccupato per la ripresa dei grandi eventi. «A chi preme per riaprire gli stadi vorrei ricordare le conseguenze drammatiche che ha avuto Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso», ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera, parlando della situazione attuale della pandemia da Coronavirus, in Italia.


Solo due giorni fa, il 19 settembre, dopo un incontro organizzato dal ministro Francesco Boccia, che ha convocato il presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e i ministri Roberto Speranza e Vincenzo Spadafora, la decisione di riaprire le arene calcistiche per tutte le partite di Serie A, per un massimo di ingressi di 1.000 persone sugli spalti.


«In questo momento – ha aggiunto – abbiamo altre priorità, pensare di riempire gli spalti sarebbe una follia». Per Miozzo, «aprire con più di mille spettatori è in questo particolare momento impensabile». E fa riferimento alle esperienze prudenti di altri paesi Ue. Il ministro della Salute Roberto Speranza, che è contrario, «conosce perfettamente la situazione, ha ben chiari i rischi. Vanificare gli sforzi fatti finora sarebbe da incoscienti. Ricordiamoci che cosa è successo quest’estate con la riapertura delle discoteche».

Una delle questioni cui non si viene ancora a capo è la chiusura degli stadi. Tenere chiusi gli stadi ha anche un danno economico, viene fatto osservare a Miozzo: «Lo so bene – dice – infatti il mio è un discorso da tecnico della Salute e di Protezione civile, poi deve essere la politica a decidere». Per Miozzo la cosa importante, per ora, è che tutto fili liscio tra le mura scolastiche: «Non possiamo permetterci di tornare alle lezioni a distanza».

Pandemia e ritorno alla normalità

«È ancora troppo presto – osserva Miozzo – per dire che l’aumento dei contagi dipende dalla ripartenza della scuola. Ma noi sappiamo che avremo una risalita della curva, l’età media dei positivi che si alza di nuovo perché i contagi stanno aumentando nelle famiglie. Ragazzi che hanno contatti con genitori e nonni». Sulla possibilità di una diagnosi rapida di Covid, spiega: «Stiamo lavorando per dare a medici di base e pediatri test veloci validati per non dover aspettare quattro o cinque giorni».

Ed esclude un nuovo lockdown: «Ci potranno essere nuove zone rosse, ma la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive è al momento ancora sotto controllo». «Se la sperimentazione del vaccino non subirà altre frenate, se tutto va bene – conclude – nella primavera del 2021 cominceremo a ragionare sul ritorno alla normalità».

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