Così Biden è riuscito a proteggersi dal Coronavirus (finora)

di Riccardo Liberatore

La corazza protettiva di Biden è composta dalle mascherine (utilizzate sempre in pubblico), ma anche da una serie di protocolli di sicurezza che da tempo caratterizzano la sua campagna elettorale

Più volte durante il primo – e forse ultimo – dibattito presidenziale Donald Trump ha deriso Joe Biden per il fatto che indossasse la mascherina “costantemente” anche quando «dista duecento piedi da un’altra persona». «Io penso che le mascherine siano “ok”, le indosso quando sento che ce ne sia bisogno», aveva detto Trump tra le risate sarcastiche dell’avversario. A distanza di pochi giorni e al netto del fatto che Trump, a differenza di Joe Biden, è risultato positivo al tampone, le accuse di eccessiva prudenza sembrano essersi ritorte contro il presidente.


Il metodo Biden

La scelta di Biden di indossare la mascherine “costantemente”, come diceva Trump, non è tanto frutto della presunta ipocondria del candidato dem, quanto di una procedura messa a punto per proteggerlo in vista delle elezioni. Si tratta di una scelta tanto politica quanto personale, anche tenendo conto dell’età avanzata dell’ex vicepresidente (77 anni). Ad ogni modo, la mascherina è soltanto la punta dell’iceberg, una piastra della complessa corazza protettiva costruita attorno a lui.


Come scrive il sito d’informazione Politico, gli aeroplani e i Suv noleggiati dalla campagna elettorale di Joe Biden vengono meticolosamente spruzzati con disinfettante e lavati prima e dopo ogni loro utilizzo, così come anche i leggii, i microfoni e i fogli che Biden usa nei suoi discorsi o comizi. Ai giornalisti viene misurata la temperatura prima di ogni intervista, così come viene fatto per ogni persona con cui è programmato un incontro.

Agli eventi in campagna elettorale è concesso partecipare soltanto a un numero limitato di persone mentre i giornalisti devono rimanere in zone delimitate ben distanti da Biden. Per fare in modo che le regole vengano applicate, i membri del suo staff arrivano ore prima proprio per misurare le distanze e posizionare foglietti adesivi nei punti in cui gli ospiti dovranno posizionarsi. Ovviamente indossano anche loro una mascherina.

Regole altrettanto stringenti vengono applicate all’interno della casa di Biden, a cui accedono soltanto pochi membri dello staff. Tanta è la premura che, scrive Politico, ogni volta che qualcuno si abbassa la mascherina per bere un sorso d’acqua, si gira dall’altra parte per ridurre le possibilità di spargere i famosi droplet.

Certo, non si tratta di precauzioni paragonabili a un politico come Putin, il quale aveva fatto installare un tunnel “disinfettante” fuori dal Cremlino e che da mesi (si dice) interagisce soltanto con una dozzina di persone tra assistenti e funzionari i quali hanno tutti trascorso un lungo periodo in quarantena. In questo caso però ciò che separa Biden e Trump da Putin non è il carattere, ma la cultura politica.

Come spiega Gianluca Pastori, docente alla Cattolica di Milano e ricercatore Ispi esperto di Stati Uniti, «proteggere il presidente degli Stati Uniti come si fa con Xi Jinping o Putin è molto più difficile perché nei sistemi democratici il rapporto tra presidenza è popolo è più diretto. Ma – aggiunge – Trump chiaramente paga anche il prezzo di una sua scelta propagandistica. Un po’ come Boris Johnson nel Regno Unito, che ha premuto molto sul pedale della sua indistruttibilità, minimizzando la reale pericolosità della malattia».

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