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Cartabellotta (Gimbe): «Il Sud sta sperimentando ora il virus: la situazione può sfuggire di mano» – L’intervista

09 Ottobre 2020 - 07:30 Fabio Giuffrida
Il presidente di Gimbe, alla luce del boom dei casi di oggi, non esclude che si possa avere un nuovo lockdown, seppur parziale. «Chiusure di interi condomini, quartieri, regioni o settori di attività, se necessario. Il governo, però, dovrebbe intervenire il prima possibile sui trasporti pubblici, incubatore naturale del virus»

«Le regioni del Sud e del Centro-Sud, come Campania, Sicilia o Puglia, hanno numeri ben più alti di quelli della prima ondata. Il Sud, è bene ricordarlo, sta sperimentando adesso il Coronavirus. Non lo ha conosciuto prima, è stato risparmiato dalla prima ondata di marzo. In Sicilia, adesso, preoccupa il dato degli ospedalizzati: l’11,5% contro il 6,6% della media nazionale».

A parlare a Open è Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe. «Il rischio è che, in queste regioni, la capacità di tracciamento territoriale possa sfuggire di mano. Mi preoccupa che il sistema sanitario possa andare in sovraccarico, che vadano in tilt i servizi di tracciamento dei focolai e che manchino i posti letto. In teoria dovrebbero essere stati potenziati ma in molti ci dicono che si è trattato di un aumento solo sulla carta. In molti casi, ad esempio, non c’è neppure il personale sufficiente a gestirli» aggiunge.

L’incubo del lockdown

Ora che la crescita «è diventata esponenziale», torna l’incubo lockdown: «Totale non credo, parziale può essere. Anche di interi condomini, quartieri, regioni o settori di attività. Il governo, però, dovrebbe intervenire il prima possibile sui trasporti pubblici, incubatore naturale del virus». Nelle ultime 3-4 settimane, intanto, è aumentato anche il numero dei decessi: «Questo significa che ci sono soggetti asintomatici che infettano soggetti deboli che finiscono in terapia intensiva e che, in alcuni casi, muoiono».

E il numero dei tamponi resta ancora «insufficiente»: «Il 40% sono test di controllo. Noi testiamo, quindi, 55-60 mila persone al giorno. Non bastano». Aumentato, intanto, il rapporto tra tamponi effettuati e quelli risultati effettivamente positivi: dal 3,1% al 4%; +17,7% il dato delle terapie intensive (periodo 30 settembre-6 ottobre, ndr).

«Chi non vuole il lockdown è chi non vuole mettere la mascherina»

Ansa | Nino Cartabellotta presidente della fondazione Gimbe

Non esiste un caso Campania – ci spiega alla luce dei dati di ieri, che per la regione del sud hanno registrato la cifra record di 750 contagi in 24 ore – ma «un caso Napoli che “trascina” tutta la regione». «In estate, molti di quelli che provenivano da zone ad alto rischio sono andati nelle regioni del centro-sud e del sud. E in quel periodo tutti hanno minimizzato, sottovalutato il problema. Pensate che in Sicilia la mascherina al chiuso era un optional, all’aperto, invece, non la indossava quasi nessuno».

«Adesso è il momento di dare un contributo, tutti. Mi disturba che chi non vuole mettere la mascherina è lo stesso che non vuole un secondo lockdown, non vuole scaricare l’app Immuni e magari è lo stesso che crea assembramenti». In estate, ad esempio, in Sicilia «la mascherina all’aperto non la portava quasi nessuno, al chiuso era un optional. Insomma in tutto il Paese, in estate, abbiamo minimizzato, sottovalutato il problema».

Foto in copertina di repertorio: ANSA/LUIGI MISTRULLI

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