Nuovo Dpcm, le palestre restano in bilico: l’ombra di un’altra chiusura su un mercato da 2,3 miliardi di euro

di Giulia Marchina

Un report stilato all’inizio della pandemia aveva rivelato che l’82% delle attività, al quarto mese di stop, non sarebbe sopravvissuto. Ecco come sta adesso il settore

Palestre sì, palestre no. È questo uno dei grandi nodi da sciogliere all’interno del Governo, alle prese con il nuovo Dpcm per fronteggiare la crescita dei contagi da Coronavirus. Scegliere se chiudere o meno le palestre. Sul mondo dello sport come su movida e coprifuoco light è in atto uno scontro tra una linea più dura e una più moderata, sulla quale sarebbe più orientato Giuseppe Conte. «Su piscine e palestre dobbiamo valutare chi può rispettare protocolli», ha detto, secondo quanto si apprende da La Presse, il presidente delle Regioni Stefano Bonaccini nel corso dell’incontro con il Governo.


Riapertura delle palestre: a che punto siamo

Passata la fase della maxi serrata dei mesi primaverili, tra maggio e giugno molte palestre hanno riaperto i battenti. Tutte con un unico obiettivo: giocarsi la ripresa nei mesi di settembre e ottobre. A incentivare la ripartenza, l’emendamento inserito all’interno del Dl Rilancio che prevede una proroga fino a 3 anni delle concessioni della gestione di impianti sportivi come «compensazione» per i danni subiti dallo sport di base per il lungo stop imposto dall’emergenza Covid.


I centri fitness più grandi, più attrezzati, con maggiore spazio hanno avuto un ritorno degli iscritti pari al 70%. Il dato era stato illustrato ai primi di settembre da Giampaolo Duregon, presidente di Anif Euro Wellness, l’associazione nazionale italiana per lo sport e il fitness, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. La missione ora «è riportare in palestra “gli altri”, i “timorosi”, il restante 30-35 per cento, che ancora non è rientrato in palestra o non ha frequentato un ristorante», aveva detto.

Secondo un’analisi fatta dai gestori sugli iscritti in più di 600 centri che aderiscono all’Anif, i casi di Covid rilevati fra chi fa sport sono sotto la media nazionale. Questo potrebbe significare che chi pratica attività fisica è particolarmente predisposto a fare attenzione alla protezione della propria salute e del proprio benessere.

Italia, quanto vale l’indotto del fitness

Sono più di 7.000 le palestre presenti in l’Italia. Per l’Osservatorio di Rimini Wellness, il nostro è il primo paese europeo per numero centri fitness. Vanno poi aggiunti gli oltre 4.000 centri inseriti all’interno dei grandi alberghi e più di 4.500 piscine presenti su tutto il territorio nazionale. L’International Fitness Observatory (Ifo) ha stimato in 2,3 miliardi di euro l’anno il valore del mercato del fitness in Italia. Sempre secondo Rimini Wellness sono circa 18 milioni gli utenti coinvolti in attività sportive nel 2019: di questi, 5 milioni sono bambini. Le aziende sul territorio sono circa 25.000.

In un’indagine condotta nel periodo di tempo tra il 17 e il 31 marzo – quindi in piena tempesta Covid – l’International Fitness Observatory stimava una perdita, su una finestra di tempo di 5 mesi, nel settore di oltre un miliardo di euro. Non solo: i posti a rischio sarebbero stati 200 mila. Al quarto mese di stop, si legge nel report, «l’82% dei club non avrebbe sufficienti risorse per poter continuare la propria attività».

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